Tombe Medicee: restaurate grazie all’uso di batteri provenienti da terreni inquinati
La Sagrestia Nuova è stata recentemente al centro di un importante progetto di restauro che ha coinvolto anche l’Enea.
Le Tombe dei due Duchi sono state sottoposte a un importante intervento di restauro nel quale si sono adoperate differenti tipologie di batteri provenienti da terreni contaminati.
Questi batteri capaci di nutrirsi di specifici elementi, hanno di conseguenza eliminato alcune sostanze che nel corso dei secoli si erano sedimentate sui marmi macchiandoli in maniera profonda.
Nei mesi prima dello scoppio della tremenda epidemia che ci ha coinvolti tutti e durante la chiusura imposta dalla seconda ondata, all’interno della Sagrestia Nuova un team tutto al femminile composto da Anna Rosa Sprocati, ricercatrice dell’Enea, all’ex direttrice delle Cappelle Medicee Monica Bietti e le restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti erano al lavoro per rimuovere anche le macchie più persistenti presenti sulle tombe dei Duchi.
Alcune di queste zone annerite erano già comparse addirittura nel 1595, a pochi anni di distanza dalla realizzazione delle tombe.
A ogni scultura il suo batterio o quasi. Per il Giorno e la Notte adagiati sul sepolcro del Duca di Nemours, al secolo Giuliano de’ Medici, sono stati impiegati due tipi di batteri: lo Rhodococcus sp. ZCONT proveniente dai terreni intrisi di Gasolio nei pressi di Caserta per eliminare i residui lasciati dagli staccanti adoperati per gli stampi e il batterio Pseudomonas stutzeri CONC11 proveniente dai rifiuti di una conceria vicino Napoli.
Invece, per ripulire accuratamente il volto di statuario della Notte e la scultura del duca di Nemours, i restauratori hanno usato un micro gel di gomma xantana che abitualmente viene utilizzato nell’industria alimentare. Si tratta comunque di un polisaccaride derivato dal batterio Xanthomonas campestris.

Un largo impiego ha avuto anche il batterio Serrratia ficaria SH7, prelevato da un sito minerario contaminato da metalli pesanti in Sardegna. E’ stato infatti usato per eliminare le macchie più resistenti e scure create dalla decomposizione del corpo di Alessandro Medici.
Quando Alessandro, figliolo di Lorenzo Duca d’Urbino, venne assassinato la sera del 6 gennaio 1537 da Lorenzino, il suo corpo fu messo dove già riposavano le spoglie del padre senza sottoporlo alla procedura dell’eviscerazione. Così il corpo decomponendosi ha impregnato i marmi macchiandoli in modo importante.
La prossima settimana verranno presentati in via ufficiale tutti i risultati di questo importante lavoro e verranno palesate le scoperte effettuate durante gli interventi.
Sembra sia comparsa anche la punta di uno scalpello ancora incastrata nei marmi. Ganzo no?
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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