La penna è sempre più animosa che la lingua
Oggi vi voglio proporre una lettera che scrissi a Giovanni Spina qualche secolo fa. “La penna è sempre più animosa che la lingua” affermai e prima di prenderla in mani per dirgliene quattro e rimettere ogni cosa al suo posto preferii far passare qualche giorno per sbollire l’animo.
Chi era Giovanni Spina? Un agente dei Medici con il quale mi toccava aver rapporti d’affari e spesso ci si scriveva per regolare conti o perché magari dovevo dargli il nulla osta per inoltrare i pagamenti ai cavatori al lavoro per me sulle cave di Carrara.
Il papa che menziona Spina nella lettera non poteva che essere un Medici per l’appunto e per la precisione Clemente VII, salito sul soglio di Pietro il 19 novembre del 1523. Era il figliolo naturale di Giulio de’ Medici, assassinato durante la Congiura dei Pazzi.
Firenze, 31 gennaio del 1527
Giovanni mio charo, perché la penna è sempre più animosa che la lingua, vi schrivo quello che più volte a questi dì non mi sono ardito, per rispecto de’ tempi, dirvi a bocha e questo è che, visto e’ tempi, chome è decto, chontrari all’arte mia, non so se io m’ò da sperare più provigione.
Quand’io fussi certo non l’avere più avere, non resterei per questo che io non lavorassi e facessi per el Papa tucto quello che io potessi ma non terrei già chasa aperta, per rispecto del debito che voi sapete che io ò, avendo dove tornarmi chon molto mancho spesa; e a voi anchora si leverebe la noia della pigione.
E quando la mia provigione pur seguiti, io starò qui chome sono stato e ingegnieromi fare el debito mio. Però io vi prego che voi mi diciate quello che voi ne intendete, acciò che io possa pensare a ffacti mia, restandovi obrigatissimo. Io vi rivedrò queste feste in Santa Maria del Fiore. Vostro Michelagniolo a San Lorenzo. Al mio maggiore Giovanni Spina.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti

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. . . Non so se io m’ò da sperare più provigione: io starò qui e ingegnieromi fare el debito mio… (Il sempre Vostro Michelangelo Buonarroti) 1527
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