La daga e lo stocco
Capitava anche, di tanto in tanto, che amici che stavano a Firenze mi scrivessero affinché gli procurassi questo e quest’altro ancora mentre mi trovavo a Roma o in altre città, tutto affaccendato nel portare avanti i miei progetti.
L’Aldobrandini mi inviò a Bologna una busta la sagoma di carta di uno stocco: ne voleva uno uguale uguale ma fatto di metallo. Ci misi impegno e tempo per trovare un buon fabbro e, alla fine, glie lo feci arrivare a Firenze tramite il mi fratello Buonarroti. Oh, si lamentò pure: non era come lo voleva lui. Il signore avrebbe preferito una daga…ma se voleva un coltello invece che una spada bastava che mi inviasse il modello giusto no? Dovete sapere che lo stocco è una vera e propria spada con la lama rigida ma senza taglio e a sezione triangolare.Veniva usata soprattutto dai cavalieri per menare colpi di punta e d’affondo. La daga invece è un coltello a doppio filo.
Il mi fratello mi scrisse delle lamentele dell’Aldobrandini e così gli risposi in una lettera recante la data 26 Marzo 1507.
Bologna, 26 Marzo 1507
Buonarroto,
io ebi più giorni fa una tua, per la quale intesi il tucto della daga e di Piero Aldobrandini. Io ti fo avisato che sse non fussi stato per tuo amore, che io lo lasciavo cichalare quant’e’ voleva.
Sappi che la lama che io ò mandata, e che tu ài ricievuta, è fata in sulla misura sua, cioè del decto Piero, perché lui me ne mandò una di charta in una lectera e scrissemi che io la facessi fare a punto a quel modo e chosì feci; e però, se llui voleva una daga, non mi doveva mandare la misura d’uno stocho.
Ma io ti voglio iscrivere per questa quello che io non t’ò più voluto schrivere e questo è che tu non pratichi chon lui, perché non è praticha da cte; e basta. E sse llui venissi da cte per la sopra decta lama, non gniene dare per niente; fagli buon viso e digli che io l’ò donata a uno mio amicho; e basta. Sapi che la mi costò qua dic[i]annove charlini, e tredici quatrini della gabella.
Le chose mia di qua vanno bene, gratia di Dio, e spero infra uno mese gictare la mia figura; però pregate Idio che lla cosa abbi buon fine, acciò che io, torni presto chostà, perché sono disposto di fare quello che v’ò promesso. Conforta Giovan Simone e digli che mi scriva qualche volta, e di’ a llodovicho com’io sto bene e che, inanzi che io gicti la mia figura, che lo saperà a ogni modo.
Rachomandami al Granaccio, quando lo vedi. Non ò da dirti altro. Qua chomincia la moria ed è della cactiva, perché non lascia persona dov’ella entra, benché per ancora non cie n’è molta forse quaranta case, secondo che m’è decto.A dì venti sei di marzo. Michelagniolo scultore in Bolognia.
Se ctu avessi data la daga a pPiero, non gli dire altro; ma sse non gniene ài data, non gniene dare per niente. A Buonarroto di Lodovicho di Buonarrota Simoni in Firenze. Data nella boctega di Lorenzo Strozi, Arte di Lana, im Porta Rossa.
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