43 fiaschi di Trebbiano
Mangiare non era una mia passione. Da ragazzetto, la pratica che avevo di studiare i cadaveri di notte con quell’odore nauseabondo e la continua visione di quei corpi sezionati a lume di candela, m’avevano tolto l’appetito. Mangiavo il gusto per sopravvivere e dalla mia tavola erano bandite le carni. Qualche pesce ogni tanto ma poca roba, nemmeno quello m’andava tanto a genio.
A Roma non trovavo gli stessi formaggi, le stesse verdure e la frutta che potevo comprare a Firenze. Ero abituato a mangiare sempre le solite cose e la nostalgia di casa ce l’avevo soprattutto per il cibo. Puntualmente mi facevo spedire dal mi’ nipote Lionard quelle specialità che avevano il sapore di casa.
Ecco a voi una lettera che scrissi proprio al mi nipote non appena ricevetti da lui 43 fiaschi di trebbiano toscano.
Roma, 27 Giugno del 1562
Carissimo nipote, per questa vi aviso come ho recevuto il trebbiano che furno fiaschi 43, il quale mi è stato al solito grato.
Non vi maravigliate se io non vi scrivo, perché sono vechio, come sapete, et non posso durar fatica a scrivere. Io sono sano, il simile sperando de voi tutti.
Pregate Iddio per me. Se la Cassandra fa figliolo, porreteli nome Buonarroto; se sarà figliola, porretili nome Francesca. Altro non scrivo. Il Signor Iddio da mal vi guardi, et me insieme con voi.
Di Roma, il dì 27 de giugno 1562.Michelagniolo Buonarroti.A Lionardo di Buonarrota Simoni in Firenze.
Il vostro Michelangelo e le sue lettere