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9 ottobre 1469: muore fra Filippo Lippi

Era il 9 ottobre del 1496 quando Filippo Lippi, al secolo Filippo di Tommaso Lippi, passò a miglior vita in terra di Spoleto.

Nato in quel di Firenze nel 1406, a soli otto anni rimase orfano. Assieme al fratellino venne affidato alle cure dei frati carmelitani nel convento del Carmine a Firenze e l’8 giugno del 1421, a quindici anni, prese i voti mantenendo il nome di battesimo.

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Ebbe modo di assistette alla decorazione della Cappella Brancacci da parte di Masolino e Masaccio. Quell’occasione per lui fu fondamentale per scoprire la vocazione artistica che custodiva in petto. Quando i iniziò a metter mano ai pennelli, si attenne allo stile di Masaccio anche se lo arricchì con elementi nuovi,

In alcuni documenti del convento al quale faceva riferimento, il Lippi viene definito ‘dipintore’ a partire dal 1430. Due anni dopo si trasferì a Padova, dove ebbe modo di entrare in contatto con la pittura fiamminga e il colore veneto.

La Coronazione della vergine di Filippo Lippi, Spoleto
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Tornato a Firenze aprì la sua bottega, nel periodo in cui era presente sulla scena anche il Beato Angelico.

Fu allora che dipinse diverse opere significative, tra cui la “Madonna di Tarquinia” e la “Pala Barbadori”. Le sue opere si caratterizzano per la componente lineare, le figure allungate e addolcite, mantenendo comunque una certa plasticità.

Nel 1456, Filippo Lippi che aveva all’epoca una cinquantina d’anni e rivestiva l’incarico di Cappellano presso il convento di Santa Margherita di Prato, era impegnato a realizzare la pala con La Madonna che dà la cintola a San Tommaso.

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Per raffigurare Santa Margherita, chiese alla Badessa se potesse dipingere il volto di una suora. Scelse Lucrezia Buti, ventenne e con un viso angelico.

Entrambi costretti a prendere i voti in tenera età più per questioni economiche delle misere famiglie che avevano alle spalle che per credo religioso, si innamorarono. Filippo escogitò un finto rapimento durante una processione e portò nella sua casa di Prato Lucrezia.

La questione destò non poco scandalo ma grazie all’intervento di Cosimo il Vecchio che era particolarmente legato al pittore, papa Pio II gli diede la dispensa dai voti ecclesiastici concedendogli la possibilità di sposarsi per regolarizzare la loro situazione considerata scandalosa per la società dell’epoca.

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La coppia continuò a vivere assieme decidendo di non sposarsi. Nel 1457 nacque il loro primo figlio Filippino seguito dalla secondo genita Alessandra. Filippino seguendo le orme del padre divenne un pittore particolarmente ambito dalle corti dell’epoca.

Lucrezia continuò ad essere la musa ispiratrice di Filippo Lippi per il resto della vita e l’opera più celebre che la ritrae è quella che da lungi è conservata nella Galleria degli Uffizi: la “Madonna col Bambino e Angeli”.

L’ultimo lavoro a cui mise mano Filippo Lippi fu il ciclo di affreschi con le Storie della Vergine nella tribuna della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto, realizzati tra il 1466 e il 1469.

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Come vi ho accennato prima, morì il 9 ottobre del 1469 e le esequie furono a carico dell’Opera del Duomo. Gli affreschi rimasero incompiuti e furono terminati dalla sua bottega e dal figlio Filippino.

Venne fu sepolto nella Cattedrale di Spoleto e, il figlio Filippino, già avviato alla carriera artistica, disegnò il sepolcro in marmo con un busto del padre. Sebbene Lorenzo de’ Medici avesse richiesto che il corpo venisse riportato a Firenze, i cittadini di Spoleto si opposero per avere un uomo illustre sepolto nella loro Cattedrale.

L’epitaffio sulla tomba venne scritto da Angelo Poliziano: “Conditus hic ego sum picturae fama Philippus, Nulli ignota meae est gratia mira manus. Artificis potui digitis animare colores, Sperataque animos fallere voce diu. Ipsa meis stupuit natura expressa figuris, Meque suis fassa est artibus esse parem. Marmoreo tumulo Medices Laurentius hic me. Condidit, ante humili pulvere tectus eram”.

filippo-lippi-madonna-col-bambino-angeli-santi-e-il-donatore
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Tradotto in italiano questo è il significato:

Qui giaccio io, Filippo, fama della pittura,
Nessuno ignora la meravigliosa grazia della mia mano.
Io potevo infondere vita ai colori con le dita dell’artista,
E a lungo ingannare gli animi con la voce sperata.
La natura stessa stupefatta dalle figure da me create,
E si dichiarò mia pari nelle arti.
Lorenzo de’ Medici mi ha qui sepolto
In un tumulo di marmo; prima ero coperto dalla umile polvere”. 

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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October 9, 1469: Brother Filippo Lippi Dies

It was October 9, 1496, when Filippo Lippi, born Filippo di Tommaso Lippi, passed away in the area of ​​Spoleto.

Born in Florence in 1406, he was orphaned at just eight years old. He and his younger brother were entrusted to the care of the Carmelite friars at the Carmine Convent in Florence, and on June 8, 1421, at the age of fifteen, he took his vows, keeping his baptismal name.

He witnessed the decoration of the Brancacci Chapel by Masolino and Masaccio. That occasion was crucial for him in discovering the artistic vocation he had nurtured within him. When he began to paint, he adhered to Masaccio’s style, albeit enriching it with new elements.

In some documents from the convent to which he belonged, Lippi is referred to as a “painter” starting in 1430. Two years later, he moved to Padua, where he encountered Flemish painting and Venetian color.

Returning to Florence, he opened his own workshop, during the period when Fra Angelico was also active.

It was then that he painted several significant works, including the “Madonna of Tarquinia” and the “Barbadori Altarpiece.” His works are characterized by linearity, elongated and softened figures, while still maintaining a certain plasticity.

In 1456, Filippo Lippi, then in his fifties and serving as chaplain at the convent of Santa Margherita in Prato, was busy painting the altarpiece of The Madonna Giving the Girdle to Saint Thomas.

To portray Saint Margaret, he asked the Abbess if he could paint the face of a nun. She chose Lucrezia Buti, twenty years old and with an angelic face.

Both forced to take vows at an early age, more for economic reasons from their impoverished families than for religious belief, they fell in love. Filippo staged a fake kidnapping during a procession and took Lucrezia to his home in Prato.

The affair caused quite a scandal, but thanks to the intervention of Cosimo the Elder, who was particularly close to the painter, Pope Pius II granted him a dispensation from his ecclesiastical vows, allowing him to marry to regularize their situation, which was considered scandalous by the society of the time.

The couple continued to live together, deciding not to marry. In 1457, their first child, Filippino, was born, followed by their second child, Alessandra. Filippino, following in his father’s footsteps, became a highly sought-after painter at the courts of the time.

Lucrezia continued to be Filippo Lippi’s muse for the rest of his life, and the most famous work depicting her is the one now preserved in the Uffizi Gallery: the “Madonna and Child with Angels.”

Filippo Lippi’s last work was the fresco cycle depicting the Stories of the Virgin in the tribune of the Cathedral of Santa Maria Assunta in Spoleto, painted between 1466 and 1469.

As I mentioned earlier, he died on October 9, 1469, and his funeral was paid for by the Opera del Duomo. The frescoes remained unfinished and were completed by his workshop and his son Filippino.

He was buried in the Cathedral of Spoleto and his son Filippino, already embarking on an artistic career, designed the marble tomb with a bust of his father. Although Lorenzo de’ Medici had requested that the body be brought back to Florence, the citizens of Spoleto objected to having an illustrious man buried in their Cathedral.

The epitaph on the tomb was written by Angelo Poliziano: “Conditus hic ego sum picturae fama Philippus, Nulli ignota meae est gratia mira manus. Artificis potui digitis animare colores, Sperataque animos fallere voci diu. Ipsa meis stupuit natura expressa figuris, Meque suis fassa est artibus esse parem. Marmoreo tumulus Medices Laurentius hic me. Condidit, ante humili pulvere tectus eram”.

Translated into Italian, this is the meaning:

“Here lie I, Philip, fame of painting,
No one ignores the marvelous grace of my hand.
I could breathe life into colors with the artist’s fingers,
And long deceive souls with the hoped-for voice.
Nature herself, amazed by the figures I created,
And declared herself my equal in the arts.
Lorenzo de’ Medici buried me here
In a marble mound; before, I was covered in humble dust.”

For now, yours truly, Michelangelo Buonarroti bids you farewell, saying he will see you in future posts and on social media.

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