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Non è di Ignazio Danti il mappamondo della Sala delle Carte Geografiche

Dopo tre anni di lavori, è giunto al termine il restauro del grande mappamondo che finora si pensava fosse di Ignazio Danti e delle 53 carte geografiche di tutto il mondo conosciuto nella seconda metà del Cinquecento secolo, dipinte a olio su tavola negli sportelli degli armadi, su disegno di Ignazio Danti e Stefano Bonsignori.

E’ stato eseguito anche il consolidamento strutturale del pavimento, la realizzazione di un nuovo
impianto di illuminazione della sala basato sul sistema domotico che utilizza i Led, la manutenzione completa dei 13 armadi monumentali in legno di noce con motivi decorativi a intaglio, realizzati da Dionigi di Matteo Nigetti (1564-1571), e la sostituzione dei pannelli in plexiglass che erano sulle tavole dipinte con moderne lastre antiriflesso tipo “Optium Museum Acrylic”.

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La scoperta

Durante il delicato restauro eseguito sul grande mappamondo, è stato provato che il globo fu interamente rifatto dall’ultimo cosmografo della corte medicea Matteo Neroni, tra il 1605 e il 1613.

Della prima versione del mappamondo di Danti (1564-1569), non resta in pratica più niente, se non la struttura esterna di sostegno in metallo e, forse, gli elementi principali dell’armatura interna in ferro, realizzate entrambe all’epoca, dall’architetto e ingegnere Antonio Lupicini.

“Il programma di restauro e studio per la Sala Guardaroba di Palazzo Vecchio è stato un impegno
affascinante che ha riunito arte, storia e geografia in un unico progetto.
– ha sottolineato Simonetta
Brandolini d’Adda
, presidente di Friends of Florence -. Dopo tre anni di lavoro il risultato è
splendido e ringraziamo il Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, il Servizio Tecnici, il
Servizio Musei della direzione Cultura, ed il Museo Galileo. Siamo inoltre immensamente grati al
donatore The Giorgi Family Foundation per il suo importante sostegno del progetto”
.

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Il mappamondo

Lo spettacolare mappamondo al centro della sala, con i suoi circa 220 cm di diametro, è il più antico globo di grandi dimensioni giunto fino ai vostri giorni, realizzato con grande ingegno in anni in cui la tecnica di costruzione di questo genere di strumenti scientifici non era ancora stata codificata.

A realizzarlo, la prima volta, tra il 1564 e il 1569, fu lo stesso Egnazio Danti autore di una parte delle tavole geografiche, con la collaborazione dell’architetto e ingegnere di corte Antonio Lupicini, che fece la sua armatura interna e la sua struttura esterna in ferro “con invention nuova talmente che con un sol dito sì gran macchina si muove[va] per tutti i versi”.

Una volta venuta meno la possibilità di realizzare la strabiliante ‘macchina’ teatrale immaginata da Cosimo I, il globo venne però collocato nella nuova reggia ducale di Palazzo Pitti e poi spostato nel Terrazzo degli Uffizi oggi detto delle Carte Geografiche (1594 circa).

La ricostruzione della Sala delle Carte Geografiche nel sito web progettato dal Museo Galileo con il supporto di Friends of Florence
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Nel 1776 il globo terrestre della Galleria fu trasferito nel nuovo Museo di Fisica e Storia Naturale, oggi detto dello Specola, insieme a tutti gli altri strumenti scientifici granducali, dove rimase finché, negli anni Cinquanta del secolo scorso, il Comune di Firenze lo fece restaurare e lo collocò nella sala di Palazzo Vecchio per il quale era stato originariamente concepito.

Ma come appurato durante il suo recente restauro, il globo trasferito nel Museo della Specola e oggi
in Palazzo Vecchio non è più quello realizzato su disegno di Egnazio Danti.

Si sapeva che a distanza di pochi decenni, la sua superficie era già stata restaurata e forse aggiornata due volte, la prima, dal cosmografo di corte Antonio Santucci (1595-1597), la seconda, dal suo successore Matteo Neroni (1605-1613).

L’analisi tecnica della superficie, lo studio storico-cartografico delle terre riportate in luce dal restauro compiuto da Marica Milanesi e una serie di documenti d’archivio inediti rinvenuti durante i lavori da Serena Pini provano che tra il 1605 e il 1613 Matteo Neroni non si limitò a restaurare e aggiornare il globo di Egnazio Danti, ma lo demolì completamente per rifarlo ex novo fin dagli strati più interni, forse risparmiando solo la parte principale dell’armatura in ferro realizzata circa quarant’anni prima da Lupicini.

La ricostruzione della Sala delle Carte Geografiche nel sito web progettato dal Museo Galileo con il supporto di Friends of Florence
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Il restauro

Tutti i restauri sono stati supportati da un nutrito programma di documentazioni fotografiche multispettrali e analisi non distruttive e micro-distruttive.

Il globo, inoltre, è stato documentato nelle varie fasi del restauro mediante rilievo fotogrammetrico e realizzazione di modelli 3D e ispezionato, al suo interno, con un videoendoscopio che ha permesso di chiarire la composizione di tutti gli strati del complesso sistema di sostegno della sua superficie dipinta.

Il restauro delle carte geografiche è stato condotto nell’adiacente Sala della Cancelleria, alla vista
del pubblico, con i dipinti che di volta in volta venivano rimossi dalle ante degli armadi e, al termine dell’intervento, ricollocati al loro posto.

I loro supporti lignei erano generalmente in buone condizioni.

Entrambe i gruppi, presentano, invece, difetti correlati alla tecnica pittorica: slittamento e corrugamento del colore e alterazioni delle cromie nelle campiture dei mari nelle tavole di Bonsignori. La lettura dei dipinti risultava pesantemente disturbata dagli effetti dei restauri del passato: puliture aggressive hanno consumato la pittura, consolidamenti hanno macchiato irreversibilmente parte delle superfici e i materiali di intervento si erano degradati, con ingiallimento delle vernici protettive, alterazione dei numerosi ritocchi debordanti, a vernice e a olio, e una diffusa patinatura di colore bruno.

L’intervento è stato finalizzato al miglioramento della leggibilità delle raffigurazioni, attraverso
operazioni selettive di assottigliamento o rimozione dei materiali di restauro e di integrazione pittorica delle lacune e consunzioni riportate in vista dalla pulitura.
L’intervento ha permesso di recuperare valori cromatici coerenti con quelli originali, l’intensità del blu di lapislazzuli dei mari, nelle tavole di Danti e la brillantezza dei passaggi tonali, in quelle di Bonsignori.

Il grande globo terrestre, non trasferibile altrove, è stato restaurato in situ, con la realizzazione
di un cantiere che consentiva al pubblico di assistere all’intervento.

Profondamente danneggiato dagli spostamenti subiti nel corso dei secoli e dall’esposizione agli agenti atmosferici nel periodo in cui, nel XIX secolo, si trovava nel cortile del Museo della Specola, smontato dalla sua struttura esterna in ferro e posato su una base di legno, appariva molto scuro e quasi illeggibile, con
stratificazioni di materiali di pregressi restauri che coprivano diffusissime abrasioni e mancanze di
colore, oltre a tre grandi lacune.

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La pulitura, lunga e difficoltosa, si è svolta in due fasi: la prima ha asportato la coltre di ridipinture a vernice pressoché totali; la seconda ha rimosso puntualmente innumerevoli residui neri di vecchi ritocchi a base oleosa forse risalenti a un restauro ottocentesco.

Si è così rivelata la cromia originale, raffinata e preziosa, seppure molto lacunosa e consunta, con i
mari in azzurro di lapislazzuli, mossi da onde e solcati da velieri e animali acquatici di colore bianco, le scritte in oro, le terre in ocra e malachite, con i rilievi lumeggiati e tutte costellate di puntini dorati, le isole in rosso cinabro, come le città, rappresentate da piccoli castelli o pallini, e le linee del reticolo geografico.

Considerata la particolare situazione conservativa, le integrazioni e il restauro pittorico sono stati
eseguiti ad acquerello secondo il metodo dell’abbassatura tonale
, per restituire leggibilità all’opera
mantenendo nei ritocchi la massima leggerezza possibile.

La struttura esterna di sostegno del globo, costituita da diversi elementi in ferro, è stata smontata,
restaurata e rimontata al termine dell’intervento sulla superficie dipinta.

Il restauro ha permesso di appurare che i ferri principali giunti ai nostri giorni, nonostante i ripetuti smontaggi e interventi ricordati dalle fonti, sono ancora quelli originali.

La pulitura, volta alla rimozione di protettivi invecchiati e corrosioni superficiali, ha riportato in luce i dettagli di graduazioni e iscrizioni incise o punzonate prima non visibili.

Il nuovo sito web della Sala delle Carte Geografiche

Il sito web, progettato dal Museo Galileo con il supporto di Friends of Florence, è un modello esplorativo digitale dei contenuti cosmografici della sala della Guardaroba Nuova di Palazzo Vecchio.

È uno strumento di valorizzazione del bene culturale che ha lo scopo di favorire l’accesso alla consultazione dell’opera nella sua interezza: non solo il grande globo terrestre, oggetto del recente restauro, ma anche le 53 tavole geografiche dipinte sugli sportelli degli armadi destinati a conservare i più preziosi oggetti delle collezioni di Cosimo I.

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Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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