18 ottobre 1969: il clamoroso furto della Natività di Caravaggio
La notte tra venerdì 17 e sabato 18 ottobre del 1969, mentre a Palermo pioveva a dirotto, dall’Oratorio di San Lorenzo fu rubata la grande tela della Natività di Caravaggio e se ne persero le tracce.
Due uomini riuscirono a introdursi nell’Oratorio dopo aver fatto saltare la vecchia serratura con un coltello. Rimossero la tela dalla cornice adoperando una lametta, la arrotolano e la caricano su una motoape.
Furono le sorelle Gelfo, perpetue del prete don Benedetto Rocco, ad accorgersi che su quell’altare era scomparsa l’opera di Caravaggio. Il prete senza fretta diede l’allarme telefonando prima all’arcivescovo e successivamente al sovrintendente delle belle arti di Palermo. Fu proprio il sovrintendente ad avvertire le forze dell’ordine.
Fra i primi giornalisti a dare la tremenda notizia fu Mauro de Mauro. Leonardo Sciascia scrisse un articolo pubblicato sull’Ora nel quale invitava lo Stato a rinunciare “totalmente e definitivamente alla custodia e manutenzione delle opere d’arte, dei manoscritti e dei libri rari” vista la evidente incapacità di difenderli.
Qualche anno più tardi, nel 1989, sempre Sciascia pubblicherà il romanzo “Una storia semplice” nel quale farà chiari riferimenti al celebre dipinto sparito.
La Natività di Caravaggio nel corso degli anni è stata spesso adoperata come strumento di pressione e ricatto. Giovanni Brusca provò a negoziare la sua restituzione nel tentativo di uscire dal regime carcerario del 41 bis ma non fu l’unico mafioso a farlo.
Nei racconti dei pentiti viene citata più volte con modalità differenti e sembra quasi abbia avuto sette vite come i gatti. C’è chi afferma che sarebbe stata immediatamente affidata a Gaetano Badalamenti e poi adoperata come trofeo per gli incontri della Cupola.
Si dice anche che Giulio Andreotti sapesse dove fosse e che ne era follemente innamorato mentre qualcuno giura che Gerlando Alberti, detto u Paccarè, avrebbe sotterrato la tela assieme a due milioni di dollaro e qualche chilo di eroina.
Un altro affermò che quella preziosa opera venisse usata da scendiletto da Riina. Fatto sta che ancora oggi la Natività di Caravaggio non è ancora tornata alla luce.
Nel 1980 il giornalista e storico britannico Peter Watson dichiarò che a Laviano, in provincia di Salerno, era riuscito a mettersi in contatto con un mercante d’arte che gli aveva proposto di acquistare niente meno che la Natività. L’incontro con i ricettatori era stato fissato per la serata del 23 novembre che però coincise con il terribile terremoto che devastò l’intera regione, così quell’incontro non avvenne mai.
Nel 2003 si riaccesero le speranze di poterla ritrovare. Una soffiata segnalò alle forze dell’ordine che la tela si trovasse nei pressi di Ventimiglia, pronta a entrare i in Francia. La polizia fece irruzione in una villa ma invece dell’Opera di Caravaggio si trovò dinnanzi L’adorazione dei Magi del Parmigianino, scomparsa dal 1994.
Intanto Francesco Marino Mannoia detto Mozzarella, chimico della mafia, s’era attribuito l’esecuzione del clamoroso furto e affermò che l’opera, fortemente danneggiata durante il trasporto, era andata distrutta per sempre.
Questa versione fu poi confermata da Spatuzza che volle aggiungere altri dettagli affermando che la Natività era “stata mangiata dai topi e dai maiali e poi bruciata”.
Una vicenda complessa, articolata e che tutt’ora non è stata risolta definitivamente.
Il libro
Se volete approfondire ogni aspetto della vicenda relativa al furto della Natività di Palermo di Caravaggio, vi consiglio appassionatamente il libro scritto da Michele Cuppone dal titolo “Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro”.
L’autore studia da anni l’argomento ed è riuscito a ricostruire anno dopo anno diversi importanti tasselli grazie anche al lavoro svolto parallelamente da altri specialisti.
Tutti questi approfondimenti trovano una trattazione organica nel volume, che si presenta in una terza edizione ampliata, riveduta e aggiornata dove non mancano le novità. Sul piano storico-artistico si chiarisce meglio la genesi della Natività, eseguita e spedita da Roma nel 1600 e non, come si pensava, in Sicilia nel 1609. Cuppone ha incluso la pubblicazione di nuovi particolari e documenti che riguardano gli aspetti di cronaca.
Il libro Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro lo trovate QUA.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
October 18, 1969: the sensational theft of Caravaggio’s Nativity
On the night between Friday 17th and Saturday 18th October 1969, while it was raining cats and dogs in Palermo, the large canvas of the Nativity by Caravaggio was stolen from the Oratory of San Lorenzo and all traces of it were lost.
Two men managed to enter the Oratory after blowing out the old lock with a knife. They removed the canvas from the frame using a razor blade, rolled it up and loaded it onto a motorbike.
It was the Gelfo sisters, perpetuals of the priest Don Benedetto Rocco, who realized that Caravaggio’s work had disappeared on that altar. The priest without haste raised the alarm by calling first the archbishop and then the superintendent of fine arts of Palermo. It was the superintendent who alerted the police.
Among the first journalists to break the terrible news was Mauro de Mauro. Leonardo Sciascia wrote an article published in Ora in which he invited the State to renounce “totally and definitively the custody and maintenance of works of art, manuscripts and rare books” given the evident inability to defend them.
A few years later, in 1989, Sciascia again published the novel “A simple story” in which he made clear references to the famous missing painting.
Over the years, Caravaggio’s Nativity has often been used as an instrument of pressure and blackmail. Giovanni Brusca tried to negotiate his return in an attempt to get out of the 41 bis prison regime but he was not the only mafioso to do so.
In the stories of the repentants she is mentioned several times in different ways and almost seems to have had seven lives like cats. There are those who say that it would have been immediately entrusted to Gaetano Badalamenti and then used as a trophy for the Cupola matches.
It is also said that Giulio Andreotti knew where it was and that he was madly in love with it while some swear that Gerlando Alberti, known as u Paccarè, would have buried the canvas together with two million dollars and a few kilos of heroin.
Someone claimed that that precious work was used as a bedside rug by Riina. The fact is that even today Caravaggio’s Nativity has not yet come to light.
In 1980 the British journalist and historian Peter Watson declared that in Laviano, in the province of Salerno, he had managed to get in touch with an art dealer who had offered him to buy nothing less than the Nativity. The meeting with the fences had been scheduled for the evening of November 23, which however coincided with the terrible earthquake that devastated the entire region, so that meeting never took place.
In 2003, hopes of being able to find it were rekindled. A tip-off alerted the police that the canvas was near Ventimiglia, ready to enter France. The police raided a villa but instead of Caravaggio’s work they found themselves in front of Parmigianino’s The Adoration of the Magi, which had disappeared since 1994.
Meanwhile, Francesco Marino Mannoia, known as Mozzarella, a mafia chemist, had taken responsibility for carrying out the sensational theft and claimed that the work, heavily damaged during transport, had been destroyed forever. This version was later confirmed by Spatuzza who wanted to add further details by stating that the Nativity had “been eaten by mice and pigs and then burned”.
A complex, detailed affair which has not yet been definitively resolved.
For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you and will meet you in future posts and on social media.

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