La scultura del giorno di cui vi racconto oggi è la Schiava Greca di Hiram Powers. Un’opera straordinaria e al contempo drammatica per la vergognosa storia che ci racconta.

Powers diede forma alla giovane ragazza cristiana greca usando il marmo di Carrara. Scelse di raffigurare il soggetto dopo la cattura da parte dei turchi durante la Guerra d’Indipendenza greca che ebbe luogo dal 1821 fino al 1832.

Come scrisse lo stesso Powers in merito a questo suo lavoro, il padre della ragazza, la madre e probabilmente tutti i suoi consanguinei erano stati uccisi dai nemici e solo lei era stata risparmiata. Così giovane e bella poteva essere venduta alla stregua di una qualsiasi merce e fruttare molti danari.

Nelle mani dei turchi fu esposta al mercato di Istanbul. Esposta agli sguardi di chi la scruta, attende il suo destino con grande preoccupazione ma affidandosi alla misericordia di Dio.

La nudità della giovane ragazza pareva sfidare bigotto senso del pudore dei puritani Stati Uniti della sua epoca. Ha i polsi incatenati e con la mano destra si appoggia su un pilastro coperto da un panneggio dal quale pendono una croce e una medaglietta che indicano chiaramente la sua fede cristiana.

Il candido marmo non è solo una scelta collegata al materiale di qualità ma anche fortemente simbolica: la purezza del marmo sta a indicare la purezza della giovane.

La Schiava Greca fu presentata da Hiram Powers prima alle Esposizioni Universale di Londra del 1845 e del 1851 e successivamente a quella di Parigi del 1855. A seguire fu esposta in diverse città statunitensi e dato il suo grande successo, fu riprodotta in sei esemplari.

Proprio quando l’opera partì alla volta del tour organizzato da Miner Kellogg, amico di Hiram Powers, lo stesso Kellogg volle realizzare un opuscolo che spiegasse ai visitatori il significato dell’opera:

Il soggetto apparente è soltanto una fanciulla greca, resa prigioniera dai Turchi ed esposta a Istanbul, in vendita. La croce e la medaglietta, visibili attraverso il drappeggio, mostrano che è cristiana, e amata. Ma questo semplice stadio in nessun modo adempie il significato della statua. Essa rappresenta un essere superiore alla sofferenza, che si eleva al di sopra dell’umiliazione, per purezza interiore e forza. Pertanto la schiava è emblema del processo al quale l’intera umanità è sottoposta, e può essere considerata come simbolo della sopportazione, di virtù irremovibile e di somma pazienza

MinerKellog

A conti fatti, la Schiava Greca di Hiram Powers fu la prima opera americana di un nudo integrale femminile a grandezza naturale a essere esposta al pubblico. Powers realizzò il modello in argilla di questo capolavoro a Firenze ultimandolo il 12 marzo del 1843.

La prima versione in marmo la scolpì nel proprio studio americano nel 1844 e oggi è conservata presso il Castello di Raby in Inghilterra. Come accennato prima, oltre al primo esemplare, ne esistono altre cinque versioni in marmo realizzate su modello originale di Powers.

Osservate la postura dell’opera. Non vi ricorda qualcosa? Ebbene, Hiram Power probabilmente modellò la Schiava Turca sulla falsa riga della Venere de’ Medici appartenente alla Galleria deli Uffizi.

Per i momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

A proposito, se notate sottili differenze fra una foto e l’altra come per esempio la forma della catena, è perché vi ho proposto diverse versioni della stessa opera di Hiram Powers.

Sculpture of the day: the Greek Slave by Hiram Powers

The sculpture of the day I’m telling you about today is the Greek Slave by Hiram Powers. An extraordinary and at the same time dramatic work for the shameful story it tells us.

Powers shaped the young Greek Christian girl using Carrara marble. He chose to depict the subject after the capture by the Turks during the Greek War of Independence which took place from 1821 until 1832.

As Powers himself wrote about this work, the girl’s father, her mother and probably all her relatives had been killed by enemies and only she had been spared. She, so young and beautiful, could be sold like any commodity and make a lot of money.

In the hands of the Turks she was exhibited at the Istanbul market. Exposed to the gaze of those who scrutinize her, she awaits her fate with great concern, entrusting herself to God’s mercy.

The young girl’s nudity seemed to challenge the bigoted sense of decency of the puritanical United States of her time. Her wrists are chained and with her right hand she leans on a pillar covered by a drapery from which hangs a cross which clearly indicates her Christianity

The white marble is not only a choice linked to the quality material but also highly symbolic: the purity of the marble indicates the purity of the young woman.

The Greek Slave was presented by Hiram Powers first at the Universal Exhibitions in London in 1845 and 1851 and subsequently in Paris in 1855. It was subsequently exhibited in various US cities and given its great success, it was reproduced in six specimens.

Just when the work left for the tour organized by Miner Kellogg, a friend of Hiram Powers, Kellogg himself wanted to create a brochure explaining to visitors the meaning of the work:

The apparent subject is only a Greek girl, taken prisoner by the Turks and exhibited in Istanbul, for sale. The cross and the medal, visible through the drapery, show that she is a Christian, and loved. But this simple stadium in no way fulfills the meaning of the statue. It represents a being superior to suffering, rising above humiliation, by inner purity and strength. Therefore the slave is the emblem of the process to which all humanity is subjected, and she can be considered as a symbol of endurance, of unshakable virtue and of supreme patience

Miner Kellogg

All things considered, Hiram Powers’ Greek Slave was the first American work of a life-size full female nude to be exhibited to the public. Powers made the clay model of this masterpiece in Florence, completing it on March 12, 1843.

The first marble version he sculpted in his American studio in 1844 and is now kept at Raby Castle in England. As mentioned before, in addition to the first example, there are five other marble versions made on the original model by Powers.

Observe the posture of the work. Doesn’t it remind you of something? Well, Hiram Power probably modeled the Turkish Slave on the false line of the Medici Venus belonging to the Uffizi Gallery.

I’ll point out one thing. Observe the posture of the work. Doesn’t it remind you of something? Well, Hiram Power probably modeled the Turkish Slave on the false line of the Medici Venus belonging to the Uffizi Gallery.

For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by making an appointment for the next posts and on social media.

By the way, if you notice subtle differences between one photo and another such as the shape of the chain, it’s because I’ve offered you different versions of the same work by Hiram Powers.

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Pubblicato da Michelangelo Buonarroti

Chi non conosce Michelangelo Buonarroti? Scultore, pittore, architetto e raffinato poeta. Ma chi è il suo alter ego che gli da voce sul blog michelangelobuonarrotietornato.com e sui social connessi? Antonietta Bandelloni, art blogger e scrittrice toscana appassionata d'arte. Da più di dieci anni si dedica allo studio approfondito delle opere e della tormentata esistenza di Michelangelo Buonarroti. Per contattare Antonietta Bandelloni per collaborazioni, inviti, sponsorizzazioni o altro inviate una mail direttamente a antoniettabandelloni@gmail.com ENG: Who doesn't know Michelangelo Buonarroti? Sculptor, painter, architect and refined poet. But who is his alter ego that gives him a voice on the blog michelangelobuonarrotietornato.com and on the connected social networks? Antonietta Bandelloni, a Tuscan art blogger and writer passionate about art. For over ten years she has devoted himself to the in-depth study of Michelangelo Buonarroti's works and tormented existence. To contact Antonietta Bandelloni for collaborations, invitations, sponsorships or other send an email directly to antoniettabandelloni@gmail.com Mostra tutti gli articoli di Michelangelo Buonarroti