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Duomo di Milano: il San Bartolomeo Scorticato di Marco d’Agrate

Fra tutte le sculture più ammirate del duomo di Milano, c’è n’è una in particolare che alla vista suscita stupore ed emozioni contrastanti. È il San Bartolomeo Scorticato, opera scolpita per la Veneranda Fabbrica del Duomo da Marco d’Agrate nel 1562.

Questa inusuale scultura si trova fra l’altare di Sant’Agnese e quello della Presentazione, nel braccio destro del transetto del duomo. San Bartolomeo, apostolo di Cristo, fu martirizzato per la sua fervente fede cristiana in modo atroce: fu scorticato vivo.

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È così infatti che Marco d’Agrate lo raffigura, privo della pelle che porta attorno alle spalle e sul corpo come se fosse un panneggio.

Prima che dipingessi il Santo nel Giudizio Universale con la propria pelle tenuta in mano, San Bartolomeo veniva rappresentato con un coltello in mano simbolo del suo martirio e un libro nell’altra che indicava i Vangelo che il Santo andava proclamando.

Dal momento dell’inaugurazione del Giudizio in poi, cambiò anche l’iconografia di San Bartolomeo, da allora rappresentato scuoiato e con la pelle tenuta in mano o appoggiata sul corpo come nel caso della scultura milanese.

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La scultura di d’Agrate è un pezzo di bravura più che dal punto di vista scultoreo da quello di vista anatomico. L’artista trasferisce lo studio dell’anatomia umana alla sua rappresentazione nuda e cruda. L’interesse per l’anatomia nel Cinquecento era sempre più attrattiva.

Basti pensare che solo qualche anno prima, nel 1543, fu pubblicata la prima opera scientifica di anatomia di Andrea Vesalio con lo studio autoptico dell’anatomia del corpo umano mediante la dissezione dei cadaveri.

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Marco d’Agrate riproduce l’esatta anatomia di un corpo scorticato trasformando la sua opera in un saggio quasi accademico. Il San Bartolomeo poggia i piedi sopra un basamento dove lo scultore incise le parole Non me Praxiteles, sed Marcus finxit Agrates, giusto per sottolineare la sua modestia. Però d’altro canto la modestia a volte è un’ipocrisia quando si è conci del valore del proprio operato.

Con quelle parole Marco d’Agrate volle sottolineare il fatto che sebbene potesse essere scambiata per un’opera di Prassitele, celeberrimo scultore dell’Antica Grecia, il San Bartolomeo era una propria scultura.

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La scultura era stata realizzata per essere posizionata all’esterno del Duomo di Milano e non appena venne svelata suscitò l’interesse da parte di un gran numero di persone fra semplici curiosi, appassionati d’arte, d’anatomia e fedeli.

Il San Bartolomeo Scorticato però non rimase a lungo esposto alle intemperie. Con un’ordinazione capitolare del 1664 fu disposto che venisse collocato in “un luogo più acconcio all’ammirazione per gli intelligenti dell’arte”.

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Milan Cathedral: the Skinned San Bartolomeo by Marco d’Agrate

Of all the most admired sculptures in the Milan cathedral, there is one in particular that arouses amazement and conflicting emotions when viewed. It is the San Bartolomeo Scorticato, a work sculpted for the Veneranda Fabbrica del Duomo by Marco d’Agrate in 1562.

This unusual sculpture is located between the altar of Sant’Agnese and that of the Presentation, in the right arm of the transept of the cathedral. St. Bartholomew, apostle of Christ, was martyred for his fervent Christian faith in an atrocious way: he was flayed alive.

This is in fact how Marco d ‘Agrate depicts him, without the skin he wears around his shoulders and on his body as if it were drapery. Before I painted the Saint in the Last Judgment with his own skin held in his hand, Saint Bartholomew was represented with a knife in his hand, symbol of his martyrdom and a book in the other which indicated the Gospel that the Saint was proclaiming.

From the moment of the inauguration of the Judgment onwards, the iconography of San Bartolomeo also changed, from then on represented skinned and with the skin held in the hand or resting on the body as in the case of the Milanese sculpture.

D’Agrate’s sculpture is a piece of skill more than from a sculptural point of view from that of an anatomical point of view. The artist transfers the study of human anatomy to its naked and raw representation. The interest in anatomy in the sixteenth century was increasingly attractive.

Suffice it to say that only a few years earlier, in 1543, the first scientific work on anatomy by Andrea Vesalius was published with the autopsy study of the anatomy of the human body through the dissection of cadavers.

Marco d’ Agrate reproduces the exact anatomy of a flayed body, transforming his work into an almost academic essay. San Bartolomeo rests his feet on a base where the sculptor engraved the words Non me Praxiteles, sed Marcus finxit Agrates, just to underline his modesty. But on the other hand, modesty is sometimes a hypocrisy when one is aware of the value of one’s work.

With those words Marco d’Agrate wanted to underline the fact that although it could be mistaken for a work by Praxiteles, the famous sculptor of Ancient Greece, the San Bartolomeo was its own sculpture. The work was created to be positioned outdoors of the Duomo of Milan and as soon as it was unveiled it aroused the interest of a large number of people among simple curious people, art and anatomy enthusiasts and the faithful.

However, San Bartoolomeo Flayed did not remain exposed to the elements for long. With a capitular order of 1664 it was ordered that it be placed in “a place more suitable for the admiration of the intelligent ones of art”.

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