Tristo lume per il Cristo della Minerva
Il Frizzi che ben mi conosceva, avrebbe voluto che il Cristo della Minerva fosse posizionato in un luogo ben illuminato dalla luce naturale e a un’altezza che permettesse ai fedeli di vederlo nel migliore dei modi possibili.
Vi dice niente il nome Frizzi? Vi ricordate chi era? Il Cristo Portacroce lo scolpii nel mio stanzone di via Mozza a Firenze. Prima di ultimarlo lo inviai a Roma e volli che a completarlo fosse il mio collaboratore Pietro Urbano. Le cose non andarono come sperai. Gli tolsi l’incarico dopo il 6 settembre 1521 mi scrisse e lo affidai proprio nelle mani di Federigo Frizzi. Certo con il marmo rimasto non avrebbe potuto far miracoli ma un’aggiustata tutto sommato riuscì a dargliela anche se, quella scultura così conciata, non mi piaceva proprio più.
“Al nome di Dio. A dì 10 di marzo 1519 (1519 anno fiorentino, 1520 anno romano)
Amicco charisimo, avisovi chome meser Bernardo Cenci m’à mostro una vostra letera, per la quale voi l’avisate che faci riccapito a me, cioè de l’ornamento de la statua che voi avete fatto.
Io ve ne ringrazio per le mile volte; e chosì vi priego che, se io son buono a chosa nesuna per voi, che voi mi ccomandiate, ché io non arei al mondo magior piacere che di far chosa che vi fusi grata. Meser Bernardo mi mostrò la misura de la figura, cioè l’alteza, una certa linia sette volte tanto, che fa l’alteza di nove palmi de la misura romana, chomputando lo ‘nbasamento, che è l’alteza di quatro dita. Tutta la statua, cho lo ‘nbasamento, è alta palmi nove.
E siàno andati insieme, el veschovo de’ Porchari e meser Bernardo e Mettelo Porchari, ne la Minerva; e ànomi mostro e’ luogo dove la vogliono murare, cioè in quela facciata de la chiesa a presso a la porta che va nel chiostro.
Dicce v’è un tristo lume, per la qual chosa io ne gl’ò schonfortati, e ògli chonsigliati che la metino in una di quele cholone, o pilastri che si sieno, de la nave di mezo, perché v’è un buon lume; e loro ne son contenti. E per anchora no s’è terminato el modo del tabernaccolo. Io ne ò fato loro una mostra e ò promeso di farne anchora de l’altre, e fo pensiero di fare ‘1 vano del tabernaccolo largo palmi quatro, chredendo che basti. E per esere la statua più veduta, penso di fare ‘1 tabernaccolo pocco chavato. Meser Metello Porchari m’à detto più volte che io ve n’avisi, e che arebe gran piacere di sapere quando la figura sarà a Roma...”
Il Cristo Portacroce attese ancora un po’ di tempo prima di poter essere in terra romana e Metello scalpitava per averla. Oramai erano trascorsi da lungi i quattro anni in cui avrei dovuto scolpire l’opera.
Come andò a finire la questione del posizionamento? In quel frangente ancora ero a Firenze e non avevo visto né l’opera rilavorata né il luogo della collocazione finale.
Il Frizzi mi scrisse diverse lettere per tenermi sempre aggiornato prima e dopo aver lavorato al Cristo della Minerva. In una volle precisare che alla fine chi di dovere aveva deciso di sistemare l’opera non nel luogo che il Frizzi aveva indicato perché sarebbe stata meglio illuminata dalla luce naturale ma da un’altra parte che non rendeva giustizia al gioco di luci e ombre che avrei voluto io.
Perché scelsero una posizione diversa da quella consigliata dal Frizzi? Non è dato sapere e anche lui non ne comprese il perché.
“E per darvi aviso de la figura, cioè de l’esere in opera, el’è mesa a prèso a l’altare grande, – cioè la ccapela grande è in mezo infra ‘1 Sagramento e la figura -, in uno di quegli pilastri che regono la volta de la chapela, e non à u’ lume a modo mio. In quelo pilastro, che io vi schrisi già, de la nave di mezo, v’era uno buono lume.
Per quelo che non ve l’abino voluta metere, io no lo so. Io la volevo metere in opera a una certa alteza ch’e’ piedi venisino a pari de l’ochio, e chosì feci una certa predela per posamento; e non avevo veduto la figura, pensando che la fusi grande tanto quanto mi diceva Pietro, che diceva che l’era grande tanto quanto la ccasa.“
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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