I miei primi disegni: ecco le loro caratteristiche
I miei primi disegni che sono arrivati fino ai vostri giorni rivelano una maestria fuori dall’ordinario. Non sono semplici studi di un ragazzino alle prime armi ma di un artista che sapeva il fatto suo e aveva una buona dimestichezza con penne e inchiostri.
Il tratteggio a linee parallele e incrociate che caratterizzano proprio quei miei disegni giovanili da collocare temporalmente e in modo approssimativo fra il 1492 e il 1495, mettono in luce una bravura tecnica straordinaria.
Sì, lo so che certe cose non dovrei dirmele da solo ma siccome sono morto fo come mi pare e un po’ di autocelebrazione ci sta tutta.
E’ un peccato non sia possibile avere accesso a fogli precedenti, realizzati durante i primissimi momenti in cui frequentavo la bottega del Ghirlandaio. Purtroppo la carta per sua natura è molto fragile e qualche foglio sicuramente sarà rimasto vittima dell’umidità, dell’incuria, dalla voracità dei topi e di chissà quali altre cose.
Nella prima edizione delle Vite data alle stampe nel 1550, il Vasari racconta che fin da giovanissimo mi esercitavo a disegnare sulle pareti e sui fogli, prima ancora di entrare a bottega dai Ghirlandaio, cioè prima del 1487.
“Michele Angelo, il quale molto da sé stesso nella sua fanciullezza attendeva a disegnare per le carte e pei muri”.
Sapete cosa è strano? E’ singolare il fatto che non siano presenti nella mia produzione giovanile disegni a punta d’argento su arta preparata e pigmentata. Era una tecnica molto in voga in quell’epoca e veniva adoperata abitualmente nella bottega dei Ghirlandaio.
Probabilmente a bottega appresi anch’io quella tecnica che consente di ottenere effetti pittorici molto delicati. Proprio la resa di quei passaggi sfumati non m’andava a genio e una volta che uscii dalla bottega non la adoperai più preferendo di gran lunga altre tecniche.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
My first drawings: here are their characteristics
My first drawings that have come down to your days reveal a mastery out of the ordinary. They are not simple studies of a novice boy but of an artist who knew the facts about him and had a good familiarity with pens and inks.
The hatching with parallel and crossed lines that characterize precisely those early drawings of mine to be placed temporally and roughly between 1492 and 1495, highlight an extraordinary technical skill. Yes, I know that some things I shouldn’t say to myself but since I died I do as I please and there is a bit of self-celebration.
My first drawings that have come down to your days reveal a mastery out of the ordinary. They are not simple studies of a novice boy but of an artist who knew the facts about him and had a good familiarity with pens and inks.
The hatching with parallel and crossed lines that characterize precisely those early drawings of mine to be placed temporally and roughly between 1492 and 1495, highlight an extraordinary technical skill.
Yes, I know that some things I shouldn’t say to myself but since I died I do as I please and there is a bit of self-celebration.
In the first edition of the Lives printed in 1550, Vasari says that from a very young age I practiced drawing on walls and sheets, even before entering the Ghirlandaio workshop, that is, before 1487.
“Michele Angelo, who alone, in his childhood, drew on paper and on walls”.
Do you know what’s strange? It is singular that there are no silver-tipped drawings on a prepared and pigmented limb in my early production. It was a very popular technique at the time and was usually used in the Ghirlandaio workshop.
Probably in the workshop I also learned the technique that allows you to obtain very delicate pictorial effects. The rendering of those nuanced passages did not please me and once I left the shop you would no longer use it, much preferring other techniques.
For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by giving you an appointment at the next posts and on social networks.

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Molto belli e interessanti. Quando, negli anni settanta del secolo scorso, scoprii la tecnica del disegno a punta d’argento, mi feci fare dall’orefice del paesello, un bastoncino d’argento di un millimetro e mezzo di diametro da inserire in un portamine. La cenere d’ossa me la feci da sola e preparai la carta. All’epoca questa tecnica sembrava dimenticata, in questi anni, invece, ho visto usare questa tecnica anche come base della pittura a olio su tela per ottenere egregie sfumature di base nella rappresentazione di mari e cieli tramite velature.
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che meraviglia…pura poesia. Grazie
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