La riverenza che aveva l’Ammannati nei miei confronti
L’Ammannati nei mie confronti aveva una vera e propria ammirazione. Mi considerava suo maestro e forse di più tanto da appellarmi in una lettera Sua Maestà.
Quando me ne partii per Roma in via definitiva, fra gli altri lavori che lasciai non conclusi a Firenze c’era la Biblioteca Medicea Laurenziana. Cosimo I provò a suo modo a farmi tornare per dar prestigio più che altro alla casata sua ma non ebbe successo.
Affidò così la realizzazione dello scalone monumentale che porta alla sala di lettura all’Ammannati che avrebbe dovuto seguire rigorosamente il mio disegno. Non fu cosa facile avere il mio progetto ma alla fine mi misi al lavoro per realizzare il modello della scala e lo feci portare a Firenze.
L’Ammannati si stupì di questa accortezza: gli sarebbero bastati i disegni per realizzare lo scalone. Quello che avevo in mente io era in legno di noce però Cosimo I volle che l’ammannati lo realizzasse in pietra serena, considerandola un materiale molto più durevole.
Lo scalone tripartito pare quasi un’anticipazione del Barocco: quelle forme rotondeggianti da lì a poco avrebbero conquistato palazzi e chiese.
A seguire vi riporto la lettera integrale che mi scrisse l’Ammannati quando venne a sapere che gli avrei inviato il modello per lo scalone monumentale della Laurenziana.
Firenze, 23 dicembre del 1558
Molto magnifico messer Michelagnolo signor mio osservandissimo, da messer Leonardo, nipote di Vostra Signoria, mi è stato letto una partita d’una sua lettera, la quale mi ha recato tanto piacere e contento che più non ne saprei chiedere né desiderare; e ringrazio la bontà d’Iddio, ch’oltra gli altri benefizi ch’io ricevo ogni giorno dalla Sua Maestà, mi fa essere degno della grazia vostra, la quale io tanto estimo e bramo.
Onde non cessarò mai di ringraziarLo et appresso pregarLo che così mi mantenga, mentre ch’io vivo.Ho scritto a mio suocero messer Giovanantonio Battiferro, che venga per il modello che Vostra Signoria dice volermi mandare, che è molto più ch’io non le chiedeva, non essendo mai stato tanto ardito di aggravarla tanto; e perciò tanto maggiormente ne la ringrazio e ne l’harrò obligo sempiterno, pregando Dio che felicemente in sua grazia la conservi; e con ogni humiltà gli bascio le mani e me gli raccomando.Da Fiorenza, alli 23 di dicembre del 58.Vostro amorevolissimo servitore Bartolomeo Ammannati.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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