La venatura celata per secoli
Il Cristo Portacroce che vedete nella foto a seguire, lo scolpii su commissione di Metello Vari. Mentre lavoravo al viso però, venne alla luce una brutta venatura nera. Mi sentii perduto: non potevo certo consegnare quel Cristo così deturpato e quindi mi decisi a iniziarne uno da capo.
Il povero Vari attese anni prima che potesse vedere la sua opera terminata. Acnhe della seconda versione io non fui contento. L’avevo inviata da Firenze a Roma non ancora ultimata affidando a Pietro Urbano il compito di portarla rapidamente a termine. Fu capace solo di sciuparmela e dovetti far rimediare a Federico Frizzi. Alla fine l’opera pareva oscena uguale a quanto mi narravano certe lettere speditemi da Sebastiano del Piombo ma Metello Vari non aveva intenzione di attendere altro tempo per ricevere un’eventuale terza versione.
In ogni modo consegnai al Vari entrambe le versioni. La seconda venne collocata in Santa Maria sopra Minerva a Roma mentre il Cristo venato il Vari volle metterlo nel suo giardino. Qualche anno dopo, nel 1556, anche Ulisse Aldovrandi poté vedere l’opera nel giardino.
Per tanti anni l’opera fu data per perduta e, solo nel 2001, si intuì che l’opera in questione poteva essere quella conservata nel Monastero di San Vincenzo a Bassano Romano fino ad allora ritenuta seicentesca e derivata dall’originale mio.
Dopo un attento restauro ricomparve la venatura sul viso che era rimasta celata per troppi anni e molti dubbi scomparvero.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti
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