La fidanzata del mi’ nipote Lionardo
Oggi vi riporto una lettera che scrissi al mi’ nipote Lionardo il 20 dicembre del 1550. Io ero a Roma in quel frangente e lui si trovava a Firenze tutto intento a cercar la fidanzata. Mi chiese qualche consiglio e cercai di dirgli come la pensassi in merito. Mi parea che ne cercasse una ricca e bella ma sapete, era un giovanotto e la vita ancora doveva tutta costruirsela. E non era nemmeno tanto bellino e pretendeva di fidanzassi con chi sa chi! Mah, valli a capire.
Vi riporto la lettera pari pari… e poi c’è chi continua a sostenere che son stato tirchio! Si vede che la mia storia la conosce pochino!
Il vostro Micheangelo Buonarroti che ora si va a scaldare la pancia con un ponce al mandarino.
Roma 20 Dicembre del 1550
Lionardo,
io ebbi e’ marzolini, cioè dodici caci. Sono molto begli ne farò parte agli amici e parte per casa; e come altre volte v’ò scricto, non mi mandate più cosa nessuna se io non ve ne chieggo, e massimo di quelle che vi costano danari.
Circa il tor donna, come è necessario, io non ò che dirti se non che tu non guardi a dota, perché e’ c’è più roba che uomini solo ài aver l’ochio a la nobilità, a la sanità, e più alla bontà che a altro. Circa la bellezza, non sendo tu però el più bel giovane di Firenze, non te n’ài da curar troppo, purché non sia storpiata né schifa.
Altro non m’achade circa questo.Ebbi ieri una lecte[ra] da messer Giovan Francesco che mi domanda se io ò cosa nessuna della marchesa di Pescara; vorrei che tu gli dicessi che io cercherò e risponderogli sabato che viene benché io non credo aver niente, perché quando stecti amalato fuor di casa, mi fu tolto di molte cose.
Arei caro, quando tu sapessi qualche strema miseria di qualche cictadino nobile, e massimo di quegli che ànno fanciulle in casa, che tu m’avisassi, perché gli farei qualche bene per l’anima mia.
A dì venti di dicembre 1550.Michelagniolo Buonarroti in Roma.
A Lionardo di Buonarroto Simoni in Firenze.