13 settembre 1321: Dante muore in esilio a Ravenna
Era la notte tra il 13 e il 14 settembre quando il mio amatissimo Dante Alighieri, a soli 56 anni, morì in esilio a Ravenna.
Finì così la vita del padre della lingua italiane, il giocoliere delle parole capace di creare bellezza pure nel profondo dell’Inferno, usando l’intelletto e il dono di saper mettere in fila, uno dopo l’altro, concetti altissimi.
Quel giorno per lui terminò la possibilità di continuare a scrivere privando noi posteri di chissà quali opere ma ci lasciò in eredità un enorme patrimonio che tutt’ora custodisco nel cuore e nella mente come uno dei più grandi regali che abbia avuto modo di ricevere in terra.
Esiliato da Firenze, Dante passò i suoi ultimi anni nella città di Ravenna. Se volete andare a posare un fiore sulla tomba sua, tradizione vuole sia nella Basilica di San Francesco. Non è chiaro se quelle spoglie siano davvero le sue ma alla fine dei conti, quel che resta, è quel che ha donato.
Amavo Dante, la Divina Commedia e tutti gli altri suoi scritti e chi ha letto e conosce i miei versi, sa bene che non è così difficile ritrovarci dentro qualche gli echi delle sue liriche.
Dante mi permise di approcciarmi al genere letterario poetico con uno sguardo diverso dai suoi predecessori e dal suo modo di raccontare l’Inferno ne trassi grande ispirazione per affrescare il Giudizio Universale nella Cappella Sistina.
Non tutti sanno che l’avrei fatta io la tomba di Dante se le sue mortali spoglie fossero state fatte tornare a Firenze. Scrissi una supplica a papa Leone X de’ Medici affinché si adoperasse per quell’impresa ma nemmeno si degnò di rispondere.
20 ottobre del 1518: “Io Michelagniolo Schultore il medesimo a Vostra Santità suplicho, offrendomi al Divin Poeta fare la Sepoltura sua chondecente, e in loco onorevole in questa Cictà”.
A Dante volli dedicare anche un mio sonetto che vi ripropongo a seguire
Dal ciel discese, e col mortal suo, poi
che visto ebbe l’inferno giusto e ‘l pio
ritornò vivo a contemplare Dio,
per dar di tutto il vero lume a noi.
Lucente stella, che co’ raggi suoi
fe’ chiaro a torto el nido ove nacq’io,
né sare’ ‘l premio tutto ‘l mondo rio;
tu sol, che la creasti, esser quel puoi.
Di Dante dico, che mal conosciute
fur l’opre suo da quel popolo ingrato
che solo a’ iusti manca di salute.
Fuss’io pur lui! c’a tal fortuna nato,
per l’aspro esilio suo, co’ la virtute,
dare’ del mondo il più felice stato.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
September 13, 1321: Dante dies in exile in Ravenna
It was the night between September 13th and 14th when my beloved Dante Alighieri, at just 56 years old, died in exile in Ravenna.
Thus ended the life of the father of the Italian language, the juggler of words capable of creating beauty even in the depths of Hell, using his intellect and his gift for stringing together lofty concepts, one after the other.
That day ended his ability to continue writing, depriving us, future generations, of who knows what works. But he left us an enormous legacy that I still cherish in my heart and mind as one of the greatest gifts I have ever received on earth.
Exiled from Florence, Dante spent his final years in the city of Ravenna. If you wish to lay a flower on his tomb, tradition dictates that it should be in the Basilica of San Francesco. It’s unclear whether those remains are truly his, but ultimately, what remains is what he gave.
I loved Dante, the Divine Comedy, and all his other writings, and anyone who has read and knows my verses knows well that it’s not so difficult to find echoes of his lyrics in them.
Dante allowed me to approach the poetic literary genre with a different perspective than his predecessors, and I drew great inspiration from his way of narrating the Inferno to fresco the Last Judgment in the Sistine Chapel.
Not everyone knows that I would have built Dante’s tomb if his mortal remains had been returned to Florence. I wrote a petition to Pope Leo X de’ Medici asking him to undertake that undertaking, but he didn’t even deign to respond.
October 20, 1518: “I, Michelangelo Schultore, beseech Your Holiness, and offer myself to the Divine Poet, to perform his burial in a fitting and honorable place in this City.”
I also dedicated a sonnet to Dante, which I propose again below.
Dal ciel discese, e col mortal suo, poi
che visto ebbe l’inferno giusto e ‘l pio
ritornò vivo a contemplare Dio,
per dar di tutto il vero lume a noi.
Lucente stella, che co’ raggi suoi
fe’ chiaro a torto el nido ove nacq’io,
né sare’ ‘l premio tutto ‘l mondo rio;
tu sol, che la creasti, esser quel puoi.
Di Dante dico, che mal conosciute
fur l’opre suo da quel popolo ingrato
che solo a’ iusti manca di salute.
Fuss’io pur lui! c’a tal fortuna nato,
per l’aspro esilio suo, co’ la virtute,
dare’ del mondo il più felice stato.
For now, your Michelangelo Buonarroti bids farewell and invites you to see him in future posts and on social media.

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