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La Volta affrescata della Cappella di Sansevero a Napoli

La Cappella di San Severo a Napoli è celebre per le straordinarie sculture che ospita come il Cristo Velato del Sanmartino, il Disinganno di Queirolo o la Pudicizia del Corradini.

Alzando gli occhi al cielo però si può rimanere stupefatti dalla volta affrescata da Francesco Maria Russo nel 1749.

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L’opera è nota come Gloria del Paradiso o anche come Paradiso dei di Sangro e di fatto è uno dei primi capolavoro che in principe di Sansevero commissionò per arricchire la sua cappella.

L’affresco, infatti, deve essere letto in continuità con il resto del mausoleo. Le sculture dislocate nella cappella rappresentano un percorso di elevazione spirituale e di ricerca della conoscenza. In tal senso, la “Gloria del Paradiso” rappresenta il trionfo finale di questo cammino, la purificazione dell’anima e il raggiungimento dell’illuminazione, un concetto che richiama l’alchimia e la Massoneria.

Dell’artista Francesco Maria Russo sappiamo ben poco ma c’è la certezza fosse entrato in contratto con la famiglia di Sangro già a partire dal 1743 quando per lui affrescò l’anti-sagrestia della Cappella del Tesoro di San Gennaro.

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Russo si cimentò nella realizzazione di uno straordinario impianto illusionistiche con architetture dalle fogge fantasiose. Le figure come gli angeli e altre presenze convergono tutte verso il centro dove affrescò la colomba dello Spirito Santo con tanto di nimbo triangolare.

A dare luce alla volta le finestre attorno allo spazio centrale della volta e tra l’una e l’altra Russo aggiunse i medaglioni con i ritratti dei santi protettori della famiglia di Sangro. Proprio quei medaglioni ricordano vagamene quelli bronzei che realizzai io nella volta della Sistina secoli prima, tenuti da coppie di ignudi.

In questo caso invece i medaglioni vennero realizzati dall’artista a monocromo blu, sostenuti da coppie di figure angeliche.

Dunque la volta affrescata è la conclusione di un vero e proprio viaggio spirituale e filosofico che il visitatore è invitato a compiere all’interno della Cappella Sansevero.

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Appena ci si ritrova sotto la volta ci si rende conto che i colori adoperati dall’artista, ancora oggi hanno una vividezza e una brillantezza fuori dal comune.

Ebbene, fu lo stesso Raimondo di Sangro a inventare la formula per ottenere colori così intensi che, a distanza di secoli, non sembrano essere stati offuscati dalla patina del tempo.

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All’epoca però il principe di Sansevero non fu soddisfatto della resa di quell’opera tanto che nel testamento scrisse una raccomandazione all’erede primogenito. Voleva infatti l’affresco venisse buttato a terra e fatto da capo dal ‘miglior pittore’ che potesse trovare sulla piazza, seppur lasciando inalterato il soggetto raffigurato.

Vincenzo di Sangro non esaudì questa espressa volontà del padre e l’affresco che vediamo oggi è ancora quello originale realizzato da Francesco Maria Russo

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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The Frescoed Vault of the Chapel of Sansevero in Naples

The Chapel of San Severo in Naples is famous for its extraordinary sculptures, such as Sanmartino’s Veiled Christ, Queirolo’s Disillusionment, and Corradini’s Modesty.

Raising your eyes, however, you’ll be astonished by the frescoed vault by Francesco Maria Russo.

The work is known as the Glory of Paradise or also as the Paradise of the di Sangros, and is in fact one of the first masterpieces commissioned by the Prince of Sansevero to enrich his chapel.

We know very little about the artist Francesco Maria Russo, but it is certain that he entered into a contract with the di Sangro family as early as 1743, when he frescoed the ante-sacristy of the Chapel of the Treasure of San Gennaro for them.

Russo attempted to create an extraordinary illusionistic system with imaginative architectural forms. The figures, such as angels and other presences, all converge toward the center, where he frescoed the dove of the Holy Spirit, complete with a triangular halo.

The windows around the central space illuminate the vault, and between them, Russo added medallions with portraits of the patron saints of the di Sangro family. These medallions are vaguely reminiscent of the bronze ones I created for the Sistine Chapel vault centuries earlier, held by pairs of nudes.

In this case, however, the medallions were created by the artist in monochrome blue, supported by pairs of angelic figures.

As soon as you stand beneath the vault, you realize that the colors used by the artist still have an uncommon vividness and brilliance. Indeed, it was Raimondo di Sangro himself who invented the formula for obtaining colors so intense that, even after centuries, they appear undimmed by the patina of time.

At the time, however, the Prince of Sansevero was so dissatisfied with the work’s final appearance that he wrote a recommendation in his will to his eldest heir. He wanted the fresco to be torn down and painted over by the “best painter” he could find, while leaving the subject matter intact.

Vincenzo di Sangro, however, did not fulfill his father’s express wishes, and the fresco we see today is still the original by Francesco Maria Russo.

For now, yours truly, Michelangelo Buonarroti bids you farewell and invites you to join him in future posts and on social media.

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