Il corpo dell’artista: la traccia nascosta della vita nell’arte. La recensione
Quanta importanza ha il corpo dell’artista nelle proprie opere e qual è la sua influenza sul suo modo di dipingere, scolpire o disegnare?
Domande che sembrano scontate ma meno scontate sono le risposte che si possono ottenere ragionandoci sopra. Per comprendere appieno il significato di un’opera, la figura dell’artista che l’ha realizzata non è qualcosa di secondario: esiste infatti un’unità inscindibile tra la persona dell’artista e la propria creazione.
E’ proprio l’importanza del corpo dell’artista che l’autore Andreas Beyer analizza nel suo ultimo libro dal titolo “Il corpo dell’artista. La traccia nascosta della vita nell’arte”
La fisicità degli artisti del Rinascimento così come lo svolgersi della loro vita quotidiana hanno fortemente influenzato la loro produzione artistica. Il rapporto fra corpo e opera è sempre molto stretto.
Per me era fondamentale darmi in maniera totale alle opere che stavo realizzando e spesso la cura del mio corpo diveniva secondaria tanto che, quanto più ero impegnato in un lavoro, tanto più deperivo.
Basti pensare allo stato fisico in cui mi ero ridotto per affrescare prima la volta della Sistina e anni dopo, su commissione di Clemente VII de’ Medici, il Giudizio Universale.
Nel volume Beyer racconta il cambiare dei corpi in relazione alle opere create di tanti artisti come per esempio Dürer o altri maestri dell’epoca come Raffaello.
Il Pontormo annotava i suoi pasti e le fasi digestive in modo quasi fotografico mentre Dürer aveva un culto di sé e del suo corpo da far impallidire un modello o un attore di cinema di oggi. Ambizioso e amante degli autoritratti, curava il proprio aspetto e l’abbigliamento come se fosse un principe mentre decenni dopo, l’architetto Borromini che mai si sentì perfetto nelle sue opere, arrivò ad annientare il suo corpo con il suicidio.
Lo stile personale di ogni artista, quello che lo fa distinguere da tutti gli altri, è legato a doppia mandata al proprio essere non solo spirituale ma anche corporale.
Come dice lo stesso Beyer nel volume “Il corpo dell’artista. La traccia nascosta della vita nell’arte”, se ignoriamo il corpo dell’artista raccontiamo soltanto metà della storia. Analizzando a fondo e in modo dettagliato l’influenza che nel corso della storia ma anche in tempi recenti da Vincent Van Gogh a Marcel Duchamp passando per Marina Abramovic, lo scrittore ci consente di addentrarci meglio nei capolavori più amati di sempre.
E’ un libro che a me è piaciuto molto. Al suo interno troverete analisi precise e puntuali, scritte con un linguaggio alla portata di tutti.
E’ la dimostrazione tangibile che ogni opera può avere numerosi livelli di lettura e per meglio comprenderla, dovrebbero essere conosciuti tutti.
Il libro “Il corpo dell’artista. La traccia nascosta della vita nell’arte” lo trovate QUA.
Buona lettura dal sempre vostro Michelangelo Buonarroti con le sue proposte letterarie.

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