La guerra con gli scalpellini sfaticati
Le cose non erano mai state facili in quel di Seravezza ed ero giunto allo stremo delle forze, fisiche e mentali. Gli scalpellini che avevo portato con me da Settignano se n’erano andati. Con me c’erano rimasti solo Ceccone e Meo.
L’avevo pagati in anticipo, prima che avessero finito il lavoro: presero la palla al balzo e mi piantarono da solo li come un cane. Non ancora contenti andavano pure a sparlare in giro di me come se fossi un boia o chissà che cosa.
Raccontai al mi fratello Bonarroto l’accaduto…

Seravezza 31 luglio 1518
Buonarroto, degli scharpellini che vennon qua, solo c’è restato Meo e cCechone; gli altri se ne sono venuti. Ebono qua da mme quatro duchati e promessi loro danari chontinuamente da vivere, acciò che e’ potessino sodisfarmi.
Ànno lavorato pochi dì e chon dispecto, i’ modo che quel tristerello di Rubechio m’à presso che guasto una cholonna che ò cavata. Ma più mi duole che e’ vengono costà e danno chactiva fama a mme e alle chave de’ marmi per ischarichare loro, in modo che, volendo poi degl’uomini, no ne posso avere. Vorrei almeno, poi che e’ m’ànno ghabato, che e’ si stessino cheti.
Però io t’aviso, acciò che tu gli facci star cheti chon qualche paura, o di Iachopo Salviati o chome pare a cte, perché questi g[h]ioctoncegli fanno gran danno a quest’opera e anche a me. Michelagniolo in Seraveza. A Buonarroto di Lodovicho Simoni in Firenze. Data in Via Ghibellina, a riscontro alla casa de’ Guardi.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi racconti di vita e le sue lettere
