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Al mi babbo da Roma: la prima lettera che gli scrissi

Questa che vi propongo oggi è la prima lettera che scrissi al mi babbo da Roma o almeno è la prima che è arrivata fino ai tempi vostri.

Mi trovavo a Roma perché così aveva voluto il cardinale Riario. Mi aveva fatto cercare a Firenze per la questione del Cupido Addormentato che un disonesto antiquario aveva spacciato per antica e cercato di rifilargli. Aveva infatti comprato da me quel lavoro per soli 15 ducati e rivenduto al cardinale Riario per 200 ducati. Vi ho raccontato per filo e per segno quella lunga storia QUA.

Nella lettera scritta al mi babbo gli dico che ancora non potevo tornare a Firenze perché il cardinale, né più né meno, ancora doveva pagarmi. Stavo attendendo i soldi che mi sarebbero dovuti essere riconosciuti della differenza di prezzo sul cupido oppure per la questione del Bacco che in quel momento stavo realizzando?

E’ molto più probabile che mi riferissi al Bacco… qualcosa deve essere successo visto che poi l’opera rimase al banchiere Jacopo Galli che m’aveva fatto da garante.

Chissà, quel soggetto pagano così lascivo pareva poco adatto a essere messo nella casa di un rappresentate della chiesa e qualcuno, a detta mia, gli suggerì di non appropriarsene più. Dubito sia stata una scelta libera del cardinale ma penso piuttosto a un suggerimento accalorato da parte di qualcuno che probabilmente aveva una grande influenza su di lui.

A seguire vi propongo la lettera per intero.

Roma, 1 luglio 1497

Reverendissimo e charo padre, non vi maravigliate che io non torni, perché io non ò potuto ancora achonciare e’ fatti mia col Cardinale, e partir no’ mi voglio se prima io non son sodisfatto e rremunerato della fatica mia; e con questi gra’ maestri bisogna andare adagio, perché non si possono sforzare.

Ma credo in ogni modo di questa settimana che viene essere sbrigato d’ogni cosa. Avisovi come fra Glionardo ritornò qua a rRoma, che dicie che gli era bisognato fuggire da Viterbo e che gli era statto tolto la cappa e voleva venire chostà; onde io gli detti un ducato d’oro che mi chiese per venire, e chredo che ‘1 dobiate sapere, perché debe esser giunto costà.

Io non so che mi vi dire altro, perché sto sospeso e non so ancora come la s’andrà; ma presto spero esser da voi. Sano così spero di voi. Raccomandatemi agli amici. Michelagniolo scultore in Roma. Domino Lodovicho Buonarroti in Firenze.

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