Lo stupore e la bellezza
Quando iniziai a metter mano al David avevo ventisei anni. L’incarico mi venne dato in via ufficiale il 16 agosto del 1501. Ero già uno scultore assai apprezzato in quel momento. Pensate che solo due anni prima avevo terminato la Pietà Vaticana commissionatami dal cardinale francese Jean Bilhères de Lagralaus e fra il 1496 e il 1497 scolpii su commissione di Raffaele Riario il Bacco che oggi potete ammirare al museo fiorentino del Bargello.
Col Bacco conservai in un certo senso l’aspetto della statuaria classica ma col David rivoluzionai il mondo della scultura. Non poso fare il finto modesto in questo caso, sarei disonesto pure con me stesso. Se ne accorse anche il Vasari e ebbe per questa mia creazione una particolare ammirazione.
La scultura di tutti i tempi può essere suddivisa in due grandi blocchi: prima del David e dopo. Non mi credete? Andatelo a vedere con i vostri occhi e poi mi saprete ridire. Lasciatevi stupire dalla bellezza e non tralasciate di guardare le forme impeccabili di un’opera senza tempo ma con una lunga storia alle spalle.
“Ha tolto il grido a tutte le statue moderne e antiche o greche o latine che si fussero. E certo chi vede questa, non deve curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o negli altri da qualsiasi voglia artefice” scrisse il Vasari nelle sue Vite parlando del David mio.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti che stamani v’aspetta alla Galleria dell’Accademia a Firenze per ammirare lo stupore negli occhi di chi per la prima volta si trova al cospetto del mio David.