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L’ultima pietà: la Rondanini

La Pietà Rondanini è l’ultima opera a cui misi mano. Scolpii questo complesso adoperando molto probabilmente un vecchio rocchio di colonna che si trovava nel mio studio romano di via Macel de’ Corvi.

Lavoravo alla scultura quando la mia precaria salute mi concedeva un po’ di tregua. Fra i dolori alla schiena, la vista che ogni tanto mi s’annebbiava e le fitte provocate dai calcoli, riuscivo ad assestare qualche colpo di scalpello. Nei giorni meno fruttiferi, non mi rimaneva altro da fare che fantasticare sull’opera conclusa levigando le gambe del Cristo appena deposto dalla Santa Croce con lo smeriglio. A volte ero così debole e affaticato che provavo a lisciarle con le mani callose.

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Lo studio era illuminato con qualche candela fatta con il sebo schietto delle capre e riscaldato con qualche braciere che spesso consumava troppo l’aria e mi toccava aprir le finestre per non soffocare.

Scolpii la Pietà Rondanini fino a cinque giorni prima di passare a miglior vita. Nel frattempo però avevo già deciso di affidare l’opera al mio fedele servitore Antonio del Francese da Casteldurante. Ero sicuro che ne avrebbe fatto tesoro.

Dopo la mia dipartita Antonio aperse una fornace di ceramica a Roma che in pochi anni divenne assai prestigiosa. Per lungo tempo conservò lì dentro in bella mostra la mia opera quasi volesse sentire vicina a se la mia silenziosa presenza.

Il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta sperando di far cosa gradita pubblicando qualche foto della mia Pietà Rondanini, l’ultima e la più dolorosa.

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The last Pietà:

The Pietà Rondanini is the last work I put my hand to. I sculpted this complex using an old column binder that was in my Roman studio on Via Macel de ‘Corvi.

I worked on sculpture when my precarious health gave me a little respite. Among the pains in my back, the sight that occasionally blurred me and the pangs caused by the stones, I managed to deal some chisel strokes. In the less fruitful days, there was nothing left for me to do but to fantasize about the finished work by polishing the legs of Christ just laid from the Holy Cross with emery. Sometimes I was so weak and tired that I tried to smooth them with calloused hands.

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The studio was lit with a few candles made from the pure sebum of the goats and warmed with some brazier that often consumed too much air and I had to open the windows so as not to suffocate.

I sculpted the Pietà Rondanini for a couple of days before moving on to a better life. In the meantime, however, I decided to entrust the work to my faithful servant Antonio del Francese da Casteldurante. I was sure he would treasure it.

After my departure Antonio opened a ceramic furnace in Rome which in a few years became very prestigious. For a long time he kept my work in it, as if he wanted to feel my silent presence close to him.

Your Michelangelo Buonarroti greets you hoping to do something pleasant by posting some photos of my Pieta Rondanini, the last and most painful one.

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1 commento »

  1. Piano, piano mi dispiace di non conoscerti di persona. Molto interessante la tua vita e i tuoi lavori – qualché volta però ti scopro anche se sei sempre in giro in incognito 😉

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