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Caravaggio 2025: al via la mostra a Palazzo Barberini

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano CARAVAGGIO 2025, uno dei più importanti e ambiziosi progetti espositivi mai dedicati all’opera del Merisi, realizzato in occasione del Giubileo 2025.

All’interno del precorso espositivo curato da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, Thomas Clement Salomon, sono esposti in via del tutto eccezionale 24 capolavori, concessi in prestito dai più prestigiosi musei nazionali e internazionali.

La mostra narra la forza innovatrice di Caravaggio nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo, riportando in un luogo simbolo della connessione tra l’artista e i suoi mecenati, capolavori riscoperti ed esposti per la prima volta in Italia, accanto a opere di collezioni private: pietre miliari della Storia dell’Arte.

Caravaggio, Autoritratto in veste di Bacco, Galleria Borghese, ph. Mauro Coen, ©Galleria Borghese
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Tra le opere in esposizione un posto speciale è senz’altro occupato dal Ritratto di Maffeo Barberini,
pubblicato da Roberto Longhi nel 1963 e mai esposto al pubblico fino a pochi mesi fa
, dall’Ecce Homo
recentemente riscoperto (2021), che torna in Italia dopo quattro secoli, e dalla prima versione della Conversione di Saulo della cappella Cerasi, difficilmente accessibile poichè conservata in una dimora
privata.

Accanto al San Francesco in meditazione, al San Giovanni Battista, alla Giuditta e Oloferne e al Narciso,
parte della collezione permanente delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, sono presenti alcuni capolavori che
“tornano a casa”: i Bari, i Musici e la Santa Caterina d’Alessandria, che Antonio Barberini acquistò nel
1628 dalla collezione del cardinal del Monte.

Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, proprietà di Fondo Edifici di Culto, Ministero dell’Interno
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Le quattro sezioni della mostra CARAVAGGIO 2025

Il percorso, articolato in quattro sezioni, guida il pubblico alla scoperta dell’intera parabola artistica del
Merisi, coprendo un arco cronologico di circa quindici anni, dall’arrivo a Roma intorno al 1595 alla morte
a Porto Ercole nel 1610.

Debutto romano

Nella prima parte l’esposizione affronta gli anni dell’arrivo a Roma, verosimilmente nel 1595, e i primi passi in città. Nonostante fosse un pittore già formato i biografi concordano nell’affermare che Caravaggio fu inizialmente costretto a vivere di espedienti, realizzando quadri per pochi soldi.

Verosimilmente a partire dall’estate dello stesso anno transitò anche nella bottega del noto e ammirato pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, dal quale venne impiegato per dipingere fiori e frutti.

Nonostante il rapporto tra i due si chiuda bruscamente nel giro di otto mesi, la produzione di Naturalia lascerà tracce importanti e profonde nella prima produzione caravaggesca, come è evidente nelle bellissime nature morte del Mondafrutto e del Bacchino malato, per la prima volta esposte insieme.

Caravaggio, Davide con la testa di Golia, Galleria Borghese, ph. Mauro Coen, ©Galleria Borghese
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Alcuni fortunati incontri – con il pittore Prospero Orsi, esperto di Grottesche, e con Costantino Spada,
rigattiere e mercante dei suoi primi dipinti – permisero a Caravaggio di entrare, intorno all’estate del 1597,
in contatto con il suo più prestigioso committente: il raffinato ed eclettico cardinale, cultore di musica e
canto, Francesco Maria del Monte, cui appartennero i Musici, la Buona Ventura e i Bari, capolavori di
quella “pittura comica” che caratterizza la fase giovanile di Caravaggio, contraddistinta da un uso della
luce ancora lontano dai possenti chiaroscuri della maturità.

Parallelamente, Caravaggio avviò anche il rapporto con il banchiere Ottavio Costa, proprietario del bellissimo San Francesco in estasi, primo esempio di opera sacra eseguita dall’artista a Roma.

A suggellare il successo di Caravaggio nell’Urbe, nel 1600 – a un anno dalla prima commissione pubblica
per la chiesa di San Luigi dei Francesi – fu l’incarico di dipingere due tavole per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo: la Crocifissione di san Pietro e la Conversione di Saulo, di cui viene ora esposta ora eccezionalmente a Palazzo Barberini la prima redazione, e che si differenzia dalla versione finale per il supporto utilizzato, una tavola di legno cipresso di grandi dimensioni (237×189 cm), molto più preziosa della tela.

CARAVAGGIO 2025, installation View by Alberto Novelli & Alessio Panunzi
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Ingagliardire lo stile

In questa seconda sezione, la mostra introduce la rara produzione ritrattistica di Caravaggio, che, come dimostrano le fonti archivistiche e le stampe, dovette essere molto vasta.

L’esposizione offre l’occasione unica di vedere accostate per la prima volta due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, provenienti entrambe da collezioni private. Come attesta Giulio Mancini, il pittore ha ritratto Maffeo Barberini in più di un’occasione: qui abbiamo la nota versione “Corsini”, attribuita a Caravaggio da Lionello Venturi (1912), Gianni Papi e Keith Christiansen (2010), esposta accanto a
quella recentemente presentata al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta e attribuzione di
Roberto Longhi (1963) unanimemente condivisa da tutti gli studiosi. In quest’ultimo dipinto è evidente il
rivoluzionario naturalismo della pittura del Merisi, nel cui ambito il ritratto sembra aver svolto un ruolo
molto importante, nonostante fosse ritenuto un genere minore.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio Ritratto di Maffeo Barberini olio su tela, 124×90 cm Collezione privata
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L’artista non si limitò a ritrarre nobili prelati o illustri personaggi, ma usò, anche per i dipinti a soggetto
religioso, persone appartenenti ai ceti sociali più umili, eternandone per sempre la memoria.

È il caso della bellissima modella che presta la sua immagine per Marta e Maria Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne e Santa Caterina d’Alessandria, forse identificabile con la celebre cortigiana Fillide Melandroni.

Tra questi dipinti la Santa Caterina riveste un ruolo particolarmente importante poiché a partire da esso,
secondo il Bellori, biografo dell’artista, prende avvio quel modo di «ingagliardire gli oscuri» che avrebbe
caratterizzato tutta la sua produzione successiva, giungendo a piena maturazione nelle imponenti tele
per la cappella Contarelli ancora oggi visibili nella chiesa di San Luigi dei Francesi.

CARAVAGGIO 2025, installation View by Alberto Novelli & Alessio Panunzi
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Il dramma sacro tra Roma e Napoli

Questa sezione espositiva parte idealmente dalla prima commissione pubblica, ottenuta da Caravaggio nel 1599 grazie all’intermediazione del cardinal del Monte: le tele della cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi.

Il ciclo dedicato a San Matteo rappresenta una vera sfida per il Merisi, che per la prima volta si confronta con quadri di historia, e costituisce anche uno spartiacque nella sua produzione, perché da questo momento si dedicherà quasi esclusivamente a temi sacri, dando avvio a quello stile tragico caratteristico della sua produzione.

In questa sezione sono esposte alcune tra le opere religiose più emblematiche del Merisi maturo all’apice
del successo, che annoverava tra i suoi committenti personaggi di spicco come Ciriaco Mattei e Ottavio
Costa, per i quali realizzò rispettivamente La cattura di Cristo e il San Giovanni Battista dalla collezione
del The Nelson-Atkins Museum of Art (Kansas City – Missouri), quest’ultimo affiancato al dipinto con lo
stesso soggetto conservato alle Gallerie Nazionali di Arte Antica.

Nella tarda primavera del 1606, tuttavia, la vita del pittore subì una svolta drammatica quando, durante
una partita di pallacorda, uccise Ranuccio Tomassoni.

Il Merisi fu costretto a fuggire da una condanna alla pena capitale, rifugiandosi prima nei feudi laziali della famiglia Colonna, dove realizzò la Cena in Emmaus e – forse – il San Francesco in meditazione. Secondo alcuni studiosi a questi anni potrebbe risalire anche il David e Golia della Galleria Borghese, dipinto in cui, raffigurando sé stesso nei panni di Golia, l’artista mette in luce la sua esigenza di espiazione.

Pochi mesi dopo il pittore era a Napoli, città dove fu molto apprezzato e dipinse opere mirabili come l’Ecce Homo, recentemente rinvenuto in Spagna, e uno dei suoi capolavori, la Flagellazione, realizzata per la cappella di San Domenico Maggiore.

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Finale di partita

L’ultima parte della mostra affronta la fase finale della vita dell’artista. Animato dal costante desiderio di tornare a Roma, sua patria d’elezione, Caravaggio lasciò Napoli e nell’estate del 1607 partì per Malta, con la speranza di entrare nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani, provando così a ottenere il perdono di Papa Paolo V Borghese. Grazie a opere come il Ritratto di cavaliere di Malta, il Merisi riuscì a ottenere il cavalierato ma, coinvolto in una rissa con un altro membro dell’Ordine, venne incarcerato.

Fuggito in modo rocambolesco, Caravaggio si diresse prima in Sicilia, a Siracusa e Messina, e poi nuovamente a Napoli, dove realizzò le ultime opere, tra le quali il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e il Martirio di Sant’Orsola, dipinto per Marcantonio Doria pochi giorni prima del suo ultimo tragico viaggio.

Nel 1610 il Merisi salpò per Roma, probabilmente dopo aver ricevuto la notizia del perdono del papa,
portando con sé, su una feluca, alcuni dipinti da donare al cardinal nepote Scipione Borghese, tra cui
proprio il San Giovanni Battista. Purtroppo, Caravaggio non riuscì a coronare il suo sogno di tornare, e
sebbene i suoi ultimi giorni siano avvolti nel mistero, è probabile che, sbarcato a Palo, sia stato trattenuto
per alcuni controlli o arrestato. Una volta rilasciato, morì sulla via di Porto Ercole, a soli trentanove anni.

Venticinquesima opera della mostra

Venticinquesima opera della mostra – extra moenia ma eccezionalmente visitabile in occasione della
mostra – è il Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1597 (ca)
all’interno del Casino dell’Aurora, a Villa Ludovisi (Porta Pinciana) su commissione del cardinale del
Monte per il soffitto del camerino in cui quest’ultimo si dilettava nell’alchimia.

L’opera, raramente accessibile, raffigura infatti un’allegoria della triade alchemica di Paracelso. Giove, personificazione dello zolfo e dell’aria, Nettuno del mercurio e dell’acqua, e Plutone del sale e della terra.

CARAVAGGIO 2025, installation View by Alberto Novelli & Alessio Panunzi
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Il catalogo della mostra

Il catalogo della mostra, edito da Marsilio Arte, approfondisce i temi di CARAVAGGIO 2025, presentando
nuovi studi critici e saggi di alcuni tra i maggiori esperti internazionali, che esplorano gli snodi biografici
di Caravaggio
, l’evoluzione del suo stile e il contesto culturale che ha influenzato la sua arte, con nuove
chiavi di lettura e riflessioni sulla sua eredita.

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Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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Caravaggio 2025: the exhibition at Palazzo Barberini is underway

The National Galleries of Ancient Art present CARAVAGGIO 2025, one of the most important and ambitious exhibition projects ever dedicated to the work of Merisi, created on the occasion of the Jubilee 2025.

Within the exhibition curated by Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, Thomas Clement Salomon, 24 masterpieces are exceptionally exhibited, on loan from the most prestigious national and international museums.

The exhibition narrates the innovative force of Caravaggio in the artistic, religious and social panorama of his time, bringing back to a place that is a symbol of the connection between the artist and his patrons, masterpieces rediscovered and exhibited for the first time in Italy, alongside works from private collections: milestones in the History of Art.

Among the works on display, a special place is certainly occupied by the Portrait of Maffeo Barberini, published by Roberto Longhi in 1963 and never exhibited to the public until a few months ago, by the recently rediscovered Ecce Homo (2021), which returns to Italy after four centuries, and by the first version of the Conversion of Saul from the Cerasi chapel, which is difficult to access because it is kept in a private home.

Alongside the Saint Francis in Meditation, the Saint John the Baptist, the Judith and Holofernes and the Narcissus, part of the permanent collection of the National Galleries of Ancient Art, there are some masterpieces that “return home”: the Cardsharps, the Musicians and the Saint Catherine of Alexandria, which Antonio Barberini purchased in 1628 from the collection of Cardinal del Monte.

The four sections of the CARAVAGGIO 2025 exhibition

The exhibition, divided into four sections, guides the public to discover the entire artistic career of Merisi, covering a chronological span of about fifteen years, from his arrival in Rome around 1595 to his death
in Porto Ercole in 1610.

Roman debut

In the first part, the exhibition addresses the years of his arrival in Rome, presumably in 1595, and his first steps in the city. Although he was already a trained painter, biographers agree that Caravaggio was initially forced to live by his wits, creating paintings for little money.

It is likely that starting in the summer of the same year, he also passed through the workshop of the well-known and admired painter Giuseppe Cesari, known as Cavalier d’Arpino, who employed him to paint flowers and fruit.

Although the relationship between the two ended abruptly within eight months, Naturalia’s production left important and profound traces in Caravaggio’s early production, as is evident in the beautiful still lifes of Mondafrutto and Sick Bacchus, exhibited together for the first time.

Some fortunate encounters – with the painter Prospero Orsi, an expert in Grotesques, and with Costantino Spada, a second-hand dealer and dealer of his first paintings – allowed Caravaggio to come into contact, around the summer of 1597, with his most prestigious patron: the refined and eclectic cardinal, a lover of music and singing, Francesco Maria del Monte, to whom belonged the Musicians, the Fortune Teller and the Cardsharps, masterpieces of that “comic painting” that characterizes Caravaggio’s youthful phase, characterized by a use of light still far from the powerful chiaroscuro of his maturity.

At the same time, Caravaggio also began a relationship with the banker Ottavio Costa, owner of the beautiful Saint Francis in Ecstasy, the first example of a sacred work executed by the artist in Rome.

Sealing Caravaggio’s success in the city, in 1600 – a year after the first public commission for the church of San Luigi dei Francesi – was the assignment to paint two panels for the Cerasi chapel in Santa Maria del Popolo: the Crucifixion of Saint Peter and the Conversion of Saul, of which the first draft is now exceptionally exhibited at Palazzo Barberini, and which differs from the final version in the support used, a large cypress wood panel (237×189 cm), much more valuable than the canvas.

Enhancing the style

In this second section, the exhibition introduces Caravaggio’s rare portrait production, which, as archival sources and prints demonstrate, must have been very vast.

The exhibition offers the unique opportunity to see two versions of the portrait of Maffeo Barberini side by side for the first time, both from private collections. As Giulio Mancini attests, the painter portrayed Maffeo Barberini on more than one occasion: here we have the well-known “Corsini” version, attributed to Caravaggio by Lionello Venturi (1912), Gianni Papi and Keith Christiansen (2010), exhibited next to the one recently presented to the public over sixty years after its rediscovery and attribution by Roberto Longhi (1963) unanimously shared by all scholars. In this last painting, the revolutionary naturalism of Merisi’s painting is evident, in which the portrait seems to have played a very important role, despite being considered a minor genre.

The artist did not limit himself to portraying noble prelates or illustrious figures, but also used, even for religious paintings, people belonging to the humblest social classes, eternalizing their memory forever.

This is the case of the beautiful model who lends her image for Martha and Mary Magdalene, Judith beheading Holofernes and Saint Catherine of Alexandria, perhaps identifiable with the famous courtesan Fillide Melandroni.

Among these paintings, Saint Catherine plays a particularly important role because, according to Bellori, the artist’s biographer, that way of “enhancing the dark ones” begins from it, which would characterize all his subsequent production, reaching full maturity in the imposing canvases for the Contarelli chapel, still visible today in the church of San Luigi dei Francesi.

The sacred drama between Rome and Naples

This exhibition section ideally starts from the first public commission, obtained by Caravaggio in 1599 thanks to the intermediation of Cardinal del Monte: the canvases of the Contarelli chapel in the church of San Luigi dei Francesi.

The cycle dedicated to Saint Matthew represents a real challenge for Merisi, who for the first time deals with history paintings, and also constitutes a watershed in his production, because from this moment on he will dedicate himself almost exclusively to sacred themes, giving rise to the tragic style characteristic of his production.

This section displays some of the most emblematic religious works of the mature Merisi at the height of his success, who counted among his clients prominent figures such as Ciriaco Mattei and Ottavio Costa, for whom he respectively created The Capture of Christ and Saint John the Baptist from the collection of The Nelson-Atkins Museum of Art (Kansas City – Missouri), the latter flanked by the painting with the same subject preserved at the National Galleries of Ancient Art.

In the late spring of 1606, however, the painter’s life underwent a dramatic turn when, during a game of tennis, he killed Ranuccio Tomassoni.

Merisi was forced to flee from a death sentence, taking refuge first in the Colonna family’s fiefdoms in Lazio, where he painted the Supper at Emmaus and – perhaps – Saint Francis in Meditation. According to some scholars, the David and Goliath in the Galleria Borghese could also date back to these years, a painting in which, by depicting himself in the role of Goliath, the artist highlights his need for atonement.

A few months later, the painter was in Naples, a city where he was highly appreciated and painted wonderful works such as the Ecce Homo, recently discovered in Spain, and one of his masterpieces, the Flagellation, created for the chapel of San Domenico Maggiore.

Endgame

The last part of the exhibition deals with the final phase of the artist’s life. Driven by the constant desire to return to Rome, his chosen homeland, Caravaggio left Naples and in the summer of 1607 he set off for Malta, hoping to enter the Order of the Knights of Jerusalem, thus trying to obtain the pardon of Pope Paul V Borghese. Thanks to works such as the Portrait of a Knight of Malta, Merisi managed to obtain the knighthood but, involved in a brawl with another member of the Order, he was imprisoned.

Having escaped in a daring way, Caravaggio headed first to Sicily, to Syracuse and Messina, and then back to Naples, where he created his last works, including the Saint John the Baptist in the Borghese Gallery and the Martyrdom of Saint Ursula, painted for Marcantonio Doria a few days before his last tragic journey.

In 1610, Merisi set sail for Rome, probably after receiving the news of the Pope’s pardon, taking with him, on a felucca, some paintings to donate to his nephew Cardinal Scipione Borghese, including
the Saint John the Baptist. Unfortunately, Caravaggio was unable to fulfill his dream of returning, and although his last days are shrouded in mystery, it is likely that, having landed in Palo, he was held for some checks or arrested. Once released, he died on the way to Porto Ercole, at only thirty-nine years of age.

Twenty-fifth work of the exhibition

The twenty-fifth work of the exhibition – outside the walls but exceptionally open to visitors on the occasion of the exhibition – is Jupiter, Neptune and Pluto, the only mural painting executed by Caravaggio in 1597 (ca) inside the Casino dell’Aurora, in Villa Ludovisi (Porta Pinciana) commissioned by Cardinal del Monte for the ceiling of the chamber where the latter dabbled in alchemy.

The work, rarely accessible, in fact depicts an allegory of the alchemical triad of Paracelsus. Jupiter, personification of sulfur and air, Neptune of mercury and water, and Pluto of salt and earth.

The exhibition catalog

The exhibition catalog, published by Marsilio Arte, explores the themes of CARAVAGGIO 2025, presenting new critical studies and essays by some of the leading international experts, who explore the biographical turning points
of Caravaggio, the evolution of his style and the cultural context that influenced his art, with new interpretations and reflections on his legacy.

For the moment, your ever Michelangelo Buonarroti bids you farewell, making an appointment with you in the next posts and on social media.

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