Moroni e il ritratto del suo tempo alle Gallerie d’Italia a Milano
Alle Gallerie d’Italia è in corso da qualche giorno la mostra “Moroni (1521–1580). Il ritratto del suo tempo” curata da Simone Facchinetti e Arturo Galansino.
A conti fatti è l’esposizione più completa che sia mai stata realizzata sul pittore cinquecentesco Giovan Battista Moroni con le oltre 100 opere fra dipinti, disegni, libri, medaglie, armature provenienti da prestigiosi musei internazionali come la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Gemäldegalerie–Staatliche Museen di Berlino, il Louvre e molti altri ancora.
Al fianco delle opere di Moroni sono disposti dipinti di Lotto, Moretto, Savoldo, Anthonis Mor, Tiziano, Veronese e Tintoretto.
La mostra è ripartita in nove sezioni, ciascuna dedicata a un particolare aspetto della produzione artistica di Moroni. Il percorso espositivo ha inizio con un approfondimento sul Moretto, al secolo Alessandro Bonvicino che fu il primo maestro di Moroni.
Fin dagli inizi degli anni Quaranta del Cinquecento, Moroni è presente nella bottega del Moretto ed è proprio lì che comincerà a disegnare schizzi che poi formeranno il suo prezioso taccuino di disegni,ricostruito in occasione della mostra.
A seguire ci si addentra nella sezione di approfondimento su Lorenzo Lotto, molto attivo a Bergamo, città dove lasciò significative tracce del suo passaggio. Per Moroni Lotto fu una continua fonte di ispirazione e in mostra è presente il confronto tra le due Trinità.
Il percorso espositivo prosegue con l’approfondimento sul contesto trentino della metà del Cinquecento a partire dal Ritratto d iCristoforo Madruzzo, dipinto da Tiziano nel 1552.
Segue la comparazione tra il Ritratto di Alessandro Vittoria, scultore trentino, con il Ritratto di Giulio Romano di Tiziano per concludere la sezione con la Pala dei Dottori, un’opera pubblica commissionata a Moroni dalla corporazione dei legali e dei dottori per il proprio altare nella basilica di Santa Maria Maggiore, all’epoca sede delle sedute conciliari.
In una delle sezioni della mostra sono presenti i ritratti del potere come quelli di Tiziano e Tintoretto che mettono in evidenza l’autorevolezza del soggetto raffigurato, in netto contrasto con quelli realizzati da Moroni che prediligono l’aspetto più umano.
A seguire la mostra procede con i ritratti al naturale che riproducono in modo autentico senza idealizzazioni le persone rappresentate. Moroni era solito ricostruire dei veri e propri set di posa sempre uguali come poi fecero a seguire i fotografi fra Otto e Novecento.
Molto spazio viene dato allo stretto legame fra Lotto e Moretto che andò al di là delle reciproche influenze artistiche ma fu un modo comune di reinterpretare la riforma cattolica.
La mostra “Moroni (1521–1580). Il ritratto del suo tempo” termina con il dipinto del Sarto, proveniente dalla National Gallery di Londra e considerato a tutti gli effetti il dipinto più iconico di Moroni.
Non è un caso che il personaggio sia stato ripreso mentre sta tagliando con la forbice un pezzo di stoffa tinta di nero, colore per antonomasia della moda europea del tempo.
Da qui nasce l’idea di raccogliere ritratti della seconda metà del Cinquecento in grado di evidenziare la diffusione di abiti e cappelli, anche di fogge diverse, tutti costituiti da varie tipologie di stoffe nere. Il Libro del Sarto, un repertorio di modelli raccolto da un sarto milanese nella seconda metà del Cinquecento,illustra in modo efficace l’uso del nero nella moda del tempo. In alcuni di questi ritratti compaiono delle imprese: motti e iscrizioni che si combinano con degli oggetti simbolici per restituire al gesto esibito dal ritrattato un significato allegorico
La mostra “Moroni (1521–1580). Il ritratto del suo tempo” rimarrà aperta fino al 1 aprile 2024 alle Gallerie d’Italia di Milano. Non perdete l’occasione di visitarla.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta proponendovi il video con le interviste ai curatori, il catalofo e un video che vi mostra per intero l’esposizione.
Moroni and the portrait of his time at the Gallerie d’Italia in Milan
The exhibition “Moroni (1521–1580) has been underway for a few days at the Gallerie d’Italia. The portrait of his time” curated by Simone Facchinetti and Arturo Galansino.
All things considered, it is the most complete exhibition that has ever been created on the sixteenth-century painter Giovan Battista Moroni with over 100 works including paintings, drawings, books, medals and armor from prestigious international museums such as the National Gallery in London, the Kunsthistorisches Museum in Vienna, the Gemäldegalerie–Staatliche Museen in Berlin, the Louvre and many others.
Alongside Moroni’s works there are paintings by Lotto, Moretto, Savoldo, Anthonis Mor, Titian, Veronese and Tintoretto.
The exhibition is divided into nine sections, each dedicated to a particular aspect of Moroni’s artistic production. The exhibition itinerary begins with an in-depth study of Moretto, born Alessandro Bonvicino who was Moroni’s first teacher.
Since the beginning of the 1540s, Moroni has been present in Moretto’s workshop and it is precisely there that he will begin to draw sketches which will then form his precious notebook of drawings, reconstructed for the exhibition.
Next we delve into the in-depth section on Lorenzo Lotto, very active in Bergamo, the city where he left significant traces of his passage. For Moroni Lotto was a continuous source of inspiration and the comparison between the two Trinities is present in the exhibition.
The exhibition itinerary continues with an in-depth analysis of the Trentino context of the mid-sixteenth century starting from the Portrait of Cristoforo Madruzzo, painted by Titian in 1552.
This is followed by a comparison between the Portrait of Alessandro Vittoria, a Trentino sculptor, with the Portrait of Giulio Romano by Titian to conclude the section with the Altarpiece of the Doctors, a public work commissioned to Moroni by the corporation of lawyers and doctors for its altar in the basilica of Santa Maria Maggiore, at the time the seat of the council sessions.
In one of the sections of the exhibition there are portraits of power such as those of Titian and Tintoretto which highlight the authority of the depicted subject, in stark contrast to those created by Moroni who prefer the more human aspect.
The exhibition then proceeds with natural portraits which authentically reproduce the people represented without idealisation. Moroni used to reconstruct real pose sets that were always the same, as photographers later did between the nineteenth and twentieth centuries.
Much space is given to the close bond between Lotto and Moretto which went beyond their mutual artistic influences but was a common way of reinterpreting the Catholic reform.
The exhibition “Moroni (1521–1580). The portrait of his time” ends with the Sarto painting, from the National Gallery in London and considered in all respects Moroni’s most iconic painting.
It is no coincidence that the character was filmed while he is cutting a piece of fabric dyed black with scissors, the quintessential color of European fashion of the time.
From here was born the idea of collecting portraits from the second half of the sixteenth century capable of highlighting the diffusion of clothes and hats, even of different styles, all made of various types of black fabrics. The Tailor’s Book, a repertoire of models collected by a Milanese tailor in the second half of the sixteenth century, effectively illustrates the use of black in the fashion of the time. In some of these portraits, exploits appear: mottos and inscriptions that combine with symbolic objects to give an allegorical meaning to the gesture exhibited by the portrait.
The exhibition “Moroni (1521–1580). The portrait of his time” will remain open until April 1, 2024 at the Gallerie d’Italia in Milan. Don’t miss the opportunity to visit it.
For the moment, your Michelangelo Buonarroti greets you by offering you the video with interviews with the curators, the catalog and a video that shows you the entire exhibition.

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