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I colori dell’arte: tutti i documentari

Non molto tempo fa è andata in onda su Rai5 un’interessante serie di documentari dedicati ai colori dell’arte: dal blu al giallo, dal rosso al nero, dal verde al bianco, la somma di tutte le tonalità.

Il bianco è forse il colore che più degli altri è stato equivocato, a partire delle statue classiche, immaginate da sempre bianche attribuendo a questo colore il significato della purezza. Si tratta di una falsa credenzam come dimostra il progetto “Mann in colours”, realizzato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed esposto in mostra al Metropolitan Museum di New York, che svela gli antichi colori delle opere. Di questo progetto parlano approfonditamente l’archeologa Cristiana Barandoni, responsabile del progetto e il direttore del Mann, Paolo Giulierini.

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Anche il bianco delle architetture classiche in origine non era stato pensato di questo colore, come rivela la collezione di Marmi Policromi ai Musei Capitolini di Roma, raccontata dallo storico dell’arte Andrea De Marchi.
Quell’idea di purezza però ha attraversato i secoli ispirando le opere del Canova, spiegate dalla direttrice del Museo Gypsoteca Canova di Possagno Moira Mascotto e dalla restauratrice Elena Catra.

Se ancora non avete visto queste interessanti puntate, ve le propongo a seguire, suddivise per colore: le potete guardare tutte oppure scegliere quelle che preferite. Per vedere la puntata in questione, vi basterà cliccare sul titolo:

I colori dell’arte: il blu

I colori dell’arte: il giallo

I colori dell’arte: il rosso

I colori dell’arte: il nero

I colori dell’arte: il verde

I colori dell’arte: il bianco

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I libri

Se il mondo dei colori vi affascina, vi propongo alcuni volumi dedicati molto interessanti.

Blu. Storia di un colore

La storia del blu è un autentico rebus storico: per i popoli dell’antichità, questo colore contava poco; per i romani era il colore dei barbari e aveva connotazioni negative.

Oggi, il blu è di gran lunga il colore preferito in tutta Europa e la sua popolarità distanzia di molto quella del verde e del rosso. C’è stato, dunque, nel corso dei secoli, un rovesciamento completo dei valori. Il libro si concentra su tale rovesciamento. Mostra dapprima il disinteresse per il blu nelle società dell’antichità e dell’alto Medioevo; poi segue in tutti i campi l’ascesa progressiva e la considerevole valorizzazione dei toni blu a partire dal XII secolo, soprattutto nell’abbigliamento e nella vita quotidiana. Enfatizza i valori sociali, morali, artistici e religiosi di questo colore fino al periodo romantico. Infine mette in risalto il trionfo del blu nell’epoca contemporanea, stende un bilancio dei suoi usi e dei suoi significati e si interroga sul suo futuro.

Il libro lo trovate QUA.

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Rosso. Storia di un colore

Nella civiltà occidentale, il rosso è il primo colore che viene usato sia in pittura che in tintoria. Probabilmente è per questo che è stato a lungo il colore per eccellenza, il più ricco dal punto di vista sociale, artistico e simbolico. Nell’Antichità è stato il simbolo della guerra, della ricchezza e del potere. Nel Medioevo ha assunto una forte connotazione religiosa, evocando sia il sangue di Cristo che le fiamme dell’Inferno, ma nella dimensione profana è stato anche il colore dell’amore, della gloria e della bellezza e la Rivoluzione francese lo farà diventare anche un colore ideologico e politico.

Il primo colore che l’uomo abbia padroneggiato, fabbricato, riprodotto e dunque quello sul quale lo storico, il sociologo o l’antropologo hanno più cose da dire che su tutti gli altri. Rosso è un testo ricchissimo, che considera il rosso lungo un orizzonte temporale molto ampio e sotto tutti i punti di vista: una bussola che ci permetterà di orientarci nel labirinto cromatico di questo colore archetipico della storia e della cultura occidentale.

Il libro lo trovate QUA.

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Verde. Storia di un colore

Per lungo tempo difficile da produrre, e ancor più da fissare, il verde non è soltanto il colore della vegetazione: è anche, e soprattutto, quello del destino. Chimicamente instabile nella pittura come nella tintura, è stato associato nel corso dei secoli a tutto ciò che era mutevole, effimero e volubile: l’infanzia, l’amore, la speranza, la fortuna, il gioco, il caso, il denaro.

Solo nell’epoca del Romanticismo è divenuto definitivamente il colore della natura, e in seguito quello della libertà, della salute, dell’igiene, dello sport e dell’ecologia. La sua storia in Occidente è anche quella di un capovolgimento di valori. Dopo essere stato a lungo in disparte, malvisto o respinto, oggi si vede affidare l’impossibile missione di salvare il pianeta. Colore ambiguo e capriccioso, il verde: da un lato simbolo di speranza, fortuna, natura e libertà, dall’altro tinta associata al veleno, al denaro e addirittura al diavolo. Giudizi altamente contrastanti, che si sono avvicendati nel corso dei secoli e che sono lo specchio di un cambiamento dell’orizzonte culturale della società che li ha prodotti. Ed è proprio questa evoluzione della nostra società al centro del nuovo saggio illustrato del grande storico francese Michel Pastoureau.

Il libro lo trovate QUA.

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Nero. Storia di un colore

Per secoli, nella storia dell’occidente, il nero è stato considerato un colore come qualsiasi altro. All’inizio dell’epoca moderna, grazie all’invenzione della stampa e alla diffusione dell’incisione e della riforma protestante, si è addirittura guadagnato uno statuto particolare, accanto al suo antipode, il bianco.

Qualche decennio più tardi, però, la scoperta dello spettro cromatico da parte di Newton ha introdotto una nuova gerarchia dei colori, dalla quale erano esclusi sia l’uno sia l’altro. Giunti infine al XX secolo, grazie all’arte prima, al costume e infine alla scienza, il nero ha riconquistato finalmente il suo status originario. Alla lunga e affascinante storia del nero nelle società europee è dedicato questo libro di Michel Pastoureau. Esso mette l’accento sia sulle pratiche sociali legate al colore, sia sui suoi aspetti propriamente artistici. Un’attenzione particolare viene accordata alla simbologia ambivalente del nero, che può essere considerato in modo positivo (fertilità, umiltà, dignità, autorità) o negativo (tristezza, lutto, peccato, inferno, morte). E poiché non è possibile parlare di un colore isolandolo dagli altri, questa storia culturale del nero è anche, in parte, quella del bianco, del grigio, del marrone, del viola e anche del blu.

Il libro lo trovate QUA.

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Giallo. Storia di un colore

Come interpretare il giallo? Colore chiaro, caldo, luminoso, oppure elusivo, malsano, traditore? Il limitato interesse che suscita nella vita quotidiana dura da almeno cinque secoli, benché avesse goduto in passato di un notevole prestigio.

Colore della luce e della ricchezza per gli Antichi, di grande importanza religiosa per i Greci e i Romani, simbolo dell’oro e dell’immortalità per Celti e Germani, non era caduto in disgrazia fino al Medioevo. È in quell’epoca che in contrapposizione al giallo felice dell’oro, del miele e del grano, del potere e dell’abbondanza si fa strada il giallo demoniaco della falsità, della malattia e della follia. Anche nella cultura materiale il giallo perde importanza: lo disprezzano la Riforma protestante, la Controriforma cattolica e la borghesia ottocentesca. Benché la scienza lo annoveri fra i colori primari, non riesce a ritrovare il suo prestigio. L’ambivalenza simbolica sopravvive ai nostri giorni. Un giallo che tende al verde ci appare sgradito o minaccioso, forse addirittura tossico. Tutto l’opposto di quando si avvicina all’arancio e diviene allegro, sano e vivificante.Dopo i volumi dedicati al blu, al nero, al verde e al rosso – Giallo continua il lavoro che Michel Pastoureau ha dedicato negli ultimi vent’anni alla storia sociale e culturale del colore. Una grande opera che nella sua ricchezza di riferimenti dotti e popolari diventa un modo sorprendente per raccontare l’evoluzione della nostra società, dalle origini a oggi.

Il libro lo trovate QUA.

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Bianco. Storia di un colore

Per le scienze umane il bianco è un colore a tutti gli effetti, così come lo sono il rosso, il blu, il verde e il giallo. E questa sua condizione, prima della fine del XVII secolo, non era mai stata messa in discussione. Difatti, dai tempi più antichi fino alla metà del Medioevo, il bianco aveva formato insieme al rosso e al nero una triade cromatica che ricopriva un ruolo di primo piano nella vita quotidiana e nel mondo delle rappresentazioni. Analogamente, in nessuna lingua era mai esistita, per parecchi secoli, una sinonimia tra «bianco» e «incolore»; al contrario, le lingue europee utilizzavano spesso una varietà di termini per esprimere le diverse sfumature del bianco. D’altro canto, il bianco non è da sempre l’opposto del nero. Fino all’inizio dell’età moderna, infatti, i contrari del bianco erano due: il rosso da una parte, il nero dall’altra. È solo con l’invenzione della stampa che la coppia bianco/nero prende il sopravvento su ogni altro abbinamento. La qual cosa determinerà, col passare dei secoli, lo sviluppo di una ricca simbologia del bianco, per lo più positiva nel mondo occidentale: si vedono nel bianco qualità come la purezza, la verginità, l’innocenza, la saggezza, la pace, la pulizia, la salute, la modernità. Non è così in altre parti del mondo, dove può capitare che il bianco sia mal visto, in ragione, soprattutto, dei suoi legami con la morte. Quello sul bianco è il sesto volume di una serie interamente dedicata alla storia sociale e culturale dei colori in Europa.

Lo trovate QUA.

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Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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