Tommaso: del nome vostro vivo
È strano l’animo umano. Sono stato arrogante con i potenti di questa terra ma mi ritrovai disarmato senza nulla poter dinnanzi all’amore. Tenevo testa a pontefici, cardinali e re ma davanti a Tommaso de’ Cavalieri mi tremava fin’anche la voce.
Ho avuto paura, paura di non meritarmi nessuna delle sue attenzioni, paura di non essere abbastanza e paura di non essere ricambiato. Nemmeno potevo immaginare fossi capace di slanci simili e invece lo fui eccome. Quello con Tommaso fu una relazione duratura tanto che il giorno in cui passai a miglior vita, al mio fianco a leggermi i passi dei vangeli che narrano la Passione di Cristo, c’era anche lui.
Vi propongo una lettera che gli scrissi nel luglio del 1533, quando io mi trovato a Firenze e lui a Roma: “…possa dimenticare el cibo di che io vivo, che non è altro che ‘l nome vostro però…”
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi racconti
Firenze, 28 luglio del 1533
Messer Tomao, s(ignior)e mio caro, benché io non rispondessi all’ultima vostra, non credo però che voi crediate che io abbi dimenticato o possa dimenticare el cibo di che io vivo, che non è altro che ‘l nome vostro però non credo, benché io parli molto prosuntuosamente, per esser molto inferiore, che nessuna cosa possa impedire l’amicitia nostra.
