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50 anni fa a Firenze: acqua e fango ovunque

 

Il 4 Novembre del 1966 Firenze si ritrovò immersa in un mare di acqua fangosa. Oltre sei chilometri quadrati di melma sparsi per la città invasero case, musei, strade, archivi, scantinati, ospedali…fu l’inondazione più rovinosa che la città subì dopo il 1270. Nelle case mancò l’acqua da bere, le linee telefoniche erano interrotte e l’elettricità veniva erogata solo nelle zone meno colpite.

Poco prima delle cinque del mattino l’Arno uscì dagli argini all’altezza di Rovezzano ma anche sul Lungarno degli Acciaioli e sul lungarno delle Grazie. Non furono poche le persone tratte in salvo con i mezzi anfibi in condizioni a dir poco estreme. Il bilancio fu tremendo: 35 morti, una città ricoperta di fango e un patrimonio storico e culturale da tentare di recuperare.

Chi non ricorda le immagini della catena umana fatta per cercare di trarre in salvo i volumi della Biblioteca Nazionale? Se andate a Firenze fateci caso: nei musei, nelle chiese e in altre zone a cielo aperto potete vedere delle targhe che indicavano l’altezza masssima che raggiunse l’acqua durante l’alluvione: impressionante. Non è difficile talvolta vedere un cambio di colore repentino sulla parete di un edificio, all’interno di qualche palazzo: ebbene: fino a quella linea di cambio arrivarono le acque dell’Arno esondato.

Fra le opere tratte in salvo anche se pesantemente danneggiate vale la pena menzionare il prezioso Crocifisso di Cimabue qui all’interno della Basilica di Santa Croce. Venne portato fuori dal restauratore Salvatore Franchino, all’epoca venticinquenne. Riuscì  entrare in chiesa da una finestra e chiamò rinforzi per farsi aiutare nell’impresa. Staccare dalla parete un Crocifisso di legno alto 4,5 metri e pure inzuppato d’acqua non fu impresa da poco. Il restauro dell’opera durò anni e fu assai laborioso. Prima fu necessario far asciugare il legno in maniera molto graduale per evitare che l’opera subisse il minor numero di strappi possibili o si potesse deformare e solo per portare a termine questa prima operazione ci vollero due interi anni. Alla fine l’opera, seppur visibilmente danneggiata, fu riportata nella sua collocazione originaria.

Se in questi gironi avete occasione di andare a Firenze, ci sono molti eventi in giro per ricordare il tremendo alluvione ma anche le persone che si son date da fare per cercare di salvare il maggior quantitativo di opere, volumi e altre preziosità.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti

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