L’Arno si gonfia e i ricordi galleggiano
Certo che a guardare ieri l’Arno un po’ di tremore al cuore m’è preso. No, non soffro d’attacchi di panico ma a vederlo così gonfio d’acqua mi son venuti alla mente certi ricordi da far accapponare la pelle.
Ve lo ricordate anche voi l’alluvione del 4 novembre del ’66? Acqua e fango dappertutto prima e desolazione dopo. L’Arno arrivò a sfiorare gli undici metri di profondità poi saltò gli argini e inondò tutta Firenze.
Mi pare di rivederle adesso quelle immagini guardando le acque scorrere sotto ai ponti.
Allora arrivarono in città centinaia e centinaia di ragazzi più o meno giovani per recuperare il recuperabile, per strappare dal fango opere che sembravano essere eterne, volumi preziosi…
Se a Firenze ancora si ripetesse questo disastro, ancora tornerebbero gli “angeli del fango”? Non lo so, me lo domando solamente. E’ che adesso i disastri sembrano all’ordine del giorno e l’emergenza è quotidiana su un numero infinito di fronti.
Ogni tanto vado a trovare il Crocifisso di Cimabue per ricordarmi che nessun opera creata dall’uomo è incolume dalla furia della natura, quasi sempre scatenata da colpe di origine umana. Di quell’opera è rimasto ben poco nonostante un restauro a dir poco eroico.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti, in trepidante attesa di veder cessato l’allarme.