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La Madonna della Scala: il mio primo capolavoro

La Madonna della Scala, custodita oggi di consueto a Casa Buonarroti, è la mia prima opera scultorea arrivata fino ai vostro giorni.

Avevo sedici anni quando terminai di metter mano a quello stiacciato che imita ma oltrepassa lo stile di Donatello. Osservando quel lavoro salta subito agli occhi quanta quanta padronanza già avessi con la materia e gli attrezzi del mestiere.

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Scolpii la Madonna seduta di profilo, sopra un sasso squadrato, abbigliata con un panneggio movimentato. Con una mano abbraccia il Figlioletto seduto in grembo mentre con l’altra alza la veste in corrispondenza del seno per allattarlo.

La Madonna della Scala rimase a lungo sconosciuta al grand pubblico. Divenne nota infatti solo dopo la mia morte, quando il mi nipote Lionardo, su consiglio di Giorgio Vasari che pareva un imperativo per evitare incidenti diplomatici, la cedette a titolo gratuito al Granduca Cosimo I de’ Medici.

Vasari descrisse l’opera come un bassorilievo di straordinaria qualità, sottolineando come nel tentativo di imitare Donatello, fossi riuscito a superare il modello grazie a una maggiore grazia e a un disegno più raffinato.

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La monumentalità della Vergine e l’eredità di Donatello

Come vi ho accennato prima, la Madonna della Scala è dominata dalla figura monumentale della Vergine che allatta il Bambino, rappresentata di profilo. Il panneggio avvolge il corpo della Madonna con pieghe fluide: è un palese omaggio allo stile di Donatello che per me fu un grande maestro sebbene la differente epoca in cui vivemmo non ci permise mai di conoscerci reciprocamente.

A bilanciare la verticalità del gruppo principale, sulla sinistra compare una ripida scalinata, che conduce a un secondo spazio architettonico. I diversi piani della composizione sono collegati dai putti. Alcuni di loro tendono un drappo dietro la Madonna che ricorda non a caso il sudario che avvolgerà il corpo di Cristo, mentre altri giocano sulla sommità delle scale.

La Madonna della Scala esposta a Palazzo Fava nella mostra ‘Michelangelo e Bologna’
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Il Giardino di San Marco e la mia formazione scultorea

L’accademia d’arte ante litteram voluta da Lorenzo il Magnifico

Giorgio Vasari raccontò a ragione che scolpii la Madonna della Scala durante l’adolescenza, momento che trascorsi a studiare e a far pratica nel celebre Giardino di San Marco a Firenze. Questo spazio, voluto da Lorenzo il Magnifico e affidato a Bertoldo di Giovanni, allievo di Donatello, era il luogo di studio e confronto con sculture antiche e opere dei più grandi maestri del Quattrocento.

Nel Giardino erano raccolti marmi antichi, dipinti, disegni, cartoni e modelli di artisti come Donatello, Masaccio, Paolo Uccello, Filippo e Fra Angelico, offrendo ai giovani scultori, me compreso, un ambiente formativo di altissimo livello.

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Io tra mito e studi più recenti

Il ruolo del Giardino di San Marco nella mia formazione è stato a lungo oggetto di dibattito critico. Nella biografia scritta da Ascanio Condivi nel 1553, volli enfatizzare questa esperienza, proponendomi come un artista quasi autodidatta, minimizzando sia il mio apprendistato presso Domenico Ghirlandaio, sia la mia formazione scultorea.

Studi più recenti hanno messo in luce il fatto che avessi ricevuto anche una formazione più importante nella lavorazione del marmo grazie alla bottega di Benedetto da Maiano.

In questi mesi la Madonna della Scala si trova al centro del percorso espositivo allestito a Palazzo Fava dal titolo ‘Michelangelo e Bologna’.

L’opera è un punto di partenza fondamentale per comprendere la mia evoluzione artistica. Proprio in queto basso rilievo si fondono assieme lo studio dell’antico, l’ammirazione appassionata e consapevole per Donatello e la precoce autonomia stilistica che i miei grandi capolavori successivi.

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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The Madonna of the Stairs: My First Masterpiece

The Madonna of the Stairs, now housed as usual at Casa Buonarroti, is my first surviving sculptural work.

I was sixteen when I finished that schiacciato (flat stone sculpture) that imitates but transcends the style of Donatello. Observing that work, it immediately becomes apparent how much mastery I already had over the material and the tools of the trade.

I sculpted the Madonna seated in profile, atop a square stone, dressed in flowing drapery. With one hand she embraces the Child seated on her lap, while with the other she raises her dress above her breast to nurse Him.

The Madonna of the Stairs remained unknown to the general public for a long time. In fact, it only became known after my death, when my nephew Lionardo, on the advice of Giorgio Vasari—which seemed imperative to avoid diplomatic incidents—donated it free of charge to Grand Duke Cosimo I de’ Medici.

Vasari described the work as a bas-relief of extraordinary quality, emphasizing how, in attempting to imitate Donatello, I had managed to surpass the model thanks to greater grace and a more refined design.

The Monumentality of the Virgin and Donatello’s Legacy

As I mentioned earlier, the Madonna della Scala is dominated by the monumental figure of the Virgin breastfeeding the Child, depicted in profile. The drapery envelops the Madonna’s body in flowing folds: it is a clear homage to the style of Donatello, who for me was a great master, although the different eras in which we lived never allowed us to get to know each other.

Balancing the verticality of the main group, a steep staircase appears on the left, leading to a second architectural space. The different levels of the composition are connected by putti. Some of them hold a drape behind the Madonna, not coincidentally reminiscent of the shroud that would later wrap Christ’s body, while others play at the top of the stairs.

The Garden of San Marco and My Sculptor’s Training

The Ante Litteram Art Academy Commissioned by Lorenzo the Magnificent
Giorgio Vasari rightly recounted that I sculpted the Madonna della Scala during my adolescence, a time I spent studying and practicing in the famous Garden of San Marco in Florence. This space, commissioned by Lorenzo the Magnificent and entrusted to Bertoldo di Giovanni, a pupil of Donatello, was a place for studying and engaging with ancient sculptures and works by the greatest masters of the fifteenth century.

The Garden housed ancient marbles, paintings, drawings, cartoons, and models by artists such as Donatello, Masaccio, Paolo Uccello, Filippo, and Fra Angelico, offering young sculptors, including myself, a training environment of the highest caliber.

Me: Between Myth and More Recent Studies

The role of the Garden of San Marco in my training has long been the subject of critical debate. In the biography written by Ascanio Condivi in ​​1553, I emphasized this experience, presenting myself as a nearly self-taught artist, downplaying both my apprenticeship with Domenico Ghirlandaio and my sculptural training.

More recent studies have highlighted the fact that I also received more extensive training in marble working thanks to the workshop of Benedetto da Maiano.

In recent months, the Madonna della Scala has been at the center of the exhibition “Michelangelo and Bologna” at Palazzo Fava.

The work is a fundamental starting point for understanding my artistic evolution. This bas-relief combines the study of antiquity, a passionate and conscious admiration for Donatello, and the precocious stylistic autonomy that characterizes my later masterpieces.

For now, yours truly, Michelangelo Buonarroti bids you farewell and invites you to join me in future posts and on social media.

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