Madame Butterfly: al Gran Teatro Puccini tra umanità e ferocia
Il pubblico si accomoda in platea e sulle gradinate al Gran Teatro Puccini, dinanzi alle acque del lago.
L’allestimento essenziale di Manu Lalli ricco di piante, di lì a poco prenderà vita con effetti luminosi sorprendenti ma, quando cala il buio e già sono comparse in abito rosso le zie e le cugine di Butterfly, come una pugnalata in pieno petto i due schermi laterali riportano alla realtà: ‘Restiamo Umani – Save Gaza’.
Il pubblico applaude. Una signora alle mie spalle brontola “Ma no eh, anche qua, ma cosa c’entra, ma che vergogna”, come se il veder morire di stenti un popolo intero non fosse questione che riguarda tutti. Certo che è una vergogna quello che sta accadendo ma sono vergognosi anche i pensieri di chi suppone di vivere al di fuori di una situazione di cui tutti siamo testimoni.
Quei bambini, quei padri, madri, giovani e vecchi stanno morendo di fame e di stenti sotto assedio: possibile che ci sia chi nemmeno a tanta crudeltà sia capace di sentire nel profondo lo sdegno, lo schifo assoluto, la malvagità più aberrante?
Inizia così la mia visione della Madame Butterfly, ascoltando gli applausi di chi non rinuncia a rimanere umano e il mormorio di chi l’umanità l’ha perduta nei meandri della propria supponenza, del proprio benessere che pone al di sopra di qualsiasi cosa, persona o sentimento.

“Restiamo umani”, è il grido contro l’aberrazione dell’indifferenza di Vittorio Arrigoni che non può non suscitare un moto d’indignazione per ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi.
Come diceva il compianto direttore d’orchestra Ezio Bosio, “La musica ci insegna la cosa più importante: ad ascoltare e ascoltarci. Un musicista non è chi suona più forte ma chi ascolta più l’altro, e, da lì, i problemi diventano opportunità”, dunque impariamo ad ascoltare anche il rumore del mondo nel quale viviamo senza girare sempre le spalle.
L’Orchestra del Pucciniano inizia a suonare e ci si ritrova a Nagasaki, in Giappone. Il tenente della Marina americana Pinkerton prende in affitto una casa e stipula un contratto di matrimonio di 999 anni con una giovane geisha di 15 anni, Cio-Cio-San, più conosciuta come Madame Butterfly.
Quella relazione però per Pinkerton è un vezzo, una leggerezza che si vuol concedere prima di sposare in terra natìa una donna americana. Cio-Cio-San, interpretata magistralmente dal soprano Valeria Sepe, si innamora di Pinkerton, in questa occasione portato su proscenio dal tenore Vincenzo Costanzo, e si converte al cristianesimo per abbracciare la sua cultura.

Quando Pinkerton lascia il Giappone, Butterfly lo aspetta per tre anni. Nel secondo atto Madame Butterfly intona una delle arie più celebri di tutta l’opera.
“Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull’estremo confin del mare.
E poi la nave appare
Poi la nave bianca.
Entra nel porto, romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro, io no. Mi metto
là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
gran tempo e non mi pesa
la lunga attesa….”
Il console americano Sharpless, alias il baritono Luca Micheletti cerca di avvertirla che Pinkerton non tornerà mai più, ma lei rifiuta di credergli, non si vuole dar per vinta.
Nel frattempo, Butterfly ha dato alla luce il figlio di Pinkerton, un segreto che lui non conosce.
Quando Pinkerton torna a Nagasaki, è accompagnato dalla sua nuova moglie americana Kate, ovvero il soprano Francesca Paoletti. Butterfly si rende conto del tradimento e devastata dal dolore sceglie la soluzione estrema, scegliendo di morire piuttosto che vivere senza onore.
Nel terzo atto, con il figlio in braccio, Madame Butterfly a lui dedica i suoi ultimi istanti di vita:
“Tu? Tu?
Piccolo Iddio!
Amore, amore mio.
Fior di giglio e di rosa.
Non saperlo mai… per te
pei tuoi puri occhi
muore Butterfly…
Perché tu possa andar
di là dal mare
senza che ti rimorda
ai dì maturi
il materno abbandono…”
Rimasta sola, ordina alla fedele serva Suzuki, il mezzo soprano Chiara Mogini, di ritirarsi con il bambino.
Afferra il pugnale del padre e, leggendo l’iscrizione sulla lama: “Con onore muore chi non può serbar vita con onore”, finisce la sua esistenza in tragico modo.
Sublime rappresentazione quella di ieri sera 23 agosto al Gran Teatro Puccini con un pubblico da quasi tutto esaurito e la magistrale interpretazione di Madame Butterfly della soprano Sepe.
Essenziale l’allestimento ma di grande effetto, grazie a un sapiente uso delle luci coordinate da Valerio Alfieri.
L’edizione 2025 del Puccini Festival sta per giungere al termine con la prima della Manon Lescaut del 30 agosto e la replica prevista per il 6 settembre.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
Madame Butterfly: Between Humanity and Ferocity at the Gran Teatro Puccini
The audience takes its seats in the stalls and on the steps of the Gran Teatro Puccini, overlooking the lake. Manu Lalli’s minimalist, plant-filled staging soon comes to life with surprising lighting effects. But as darkness falls and Butterfly’s aunts and cousins, dressed in red, have already appeared, the two side screens bring us back to reality like a stab in the chest: “Let’s Stay Human – Save Gaza.”
The audience applauds. A lady behind me mutters, “Oh no, this too, what does that have to do with anything, what a shame,” as if watching an entire population starve to death weren’t a matter that concerns everyone. Of course, what’s happening is a shame, but so are the thoughts of those who presume to live outside of a situation we all witness.
Those children, those fathers, mothers, young and old, are dying of hunger and hardship under siege: is it possible that there is someone who, even in the face of such cruelty, is capable of deeply feeling the indignation, the absolute disgust, the most aberrant evil? Thus begins my viewing of Madame Butterfly, listening to the applause of those who refuse to give up on remaining human and the murmurs of those who have lost humanity in the depths of their own arrogance, of their own well-being that they place above anything, anyone, or feeling.
“Let’s stay human” is Vittorio Arrigoni’s cry against the aberration of indifference, which cannot fail to arouse a wave of indignation at what is happening before our eyes.
The Puccini Orchestra begins to play and we find ourselves in Nagasaki, Japan. US Navy Lieutenant B.F. Pinkerton rents a house and signs a 999-year marriage contract with a young 15-year-old geisha, Cio-Cio-San, better known as Madame Butterfly.
For Pinkerton, however, this relationship is a whim, a frivolity he indulges in before marrying an American woman in his native land. Cio-Cio-San, masterfully played by soprano Valeria Sepe, falls in love with Pinkerton, this time brought to the fore by tenor Vincenzo Costanzo, and converts to Christianity to embrace his culture.
When Pinkerton leaves Japan, Butterfly waits for him for three years. In the second act, Madame Butterfly sings one of the most famous arias in the entire opera.
“Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull’estremo confin del mare.
E poi la nave appare
Poi la nave bianca.
Entra nel porto, romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro, io no. Mi metto
là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
gran tempo e non mi pesa
la lunga attesa….”
The American consul Sharpless, aka baritone Luca Micheletti, tries to warn her that Pinkerton will never return, but she refuses to believe him, refusing to give up.
Meanwhile, Butterfly has given birth to Pinkerton’s son, a secret he doesn’t know.
When Pinkerton returns to Nagasaki, he is accompanied by his new American wife, Kate, aka soprano Francesca Paoletti. Butterfly realizes his betrayal and, devastated by grief, chooses the ultimate solution, choosing death rather than living without honor.
In the third act, with her son in her arms, Madame Butterfly dedicates her final moments to him:
“Tu? Tu?
Piccolo Iddio!
Amore, amore mio.
Fior di giglio e di rosa.
Non saperlo mai… per te
pei tuoi puri occhi
muore Butterfly…
Perché tu possa andar
di là dal mare
senza che ti rimorda
ai dì maturi
il materno abbandono…”
Left alone, she orders her faithful servant Suzuki, mezzo-soprano Chiara Mogini, to retire with the child.
She grabs her father’s dagger and, reading the inscription on the blade: “With honor dies he who cannot preserve life with honor,” ends her life in a tragic way.
Last night, August 23rd, the Gran Teatro Puccini hosted a sublime performance, with a nearly sold-out audience and soprano Sepe’s masterful interpretation of Madame Butterfly.
The staging is simple but highly effective, thanks to Valerio Alfieri’s skillful use of lighting.
The 2025 edition of the Puccini Festival is about to conclude with the premiere of Manon Lescaut on August 30th and a repeat performance scheduled for September 6th.
For now, yours truly, Michelangelo Buonarroti bids farewell and says he’ll see you in future posts and on social media.

















