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Gli spiriti eletti e il fuoco che li anima

Ho distrutto molte carte mie e forse, un po’ per sbaglio un po’ per non far leggere i fatti miei ai posteri, anche qualche lettera che scrissi a Tommaso de’ Cavalieri è divenuta cenere prima che altri abbiano avuto il tempo di leggerla.

Se desiderate farvi un’idea di quanto fossi attratto dalla bellezza nel senso più ampio del termine, ecco a voi quanto il Giannotti mi fa pronunciare nei suoi Dialoghi.

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“Io sono il più inclinato huomo all’amar le persone che mai in alcun tempo nascesse. Qualunche volta io veggio alcuno che habbia qualche virtù, che mostri qualche destrezza d’ingegno, che sappia fare o dire qualche cosa più acconciamente che gli altri, io sono costretto ad innamorarmi di lui, et me gli do in maniera in preda, che io non sono più mio, ma tutto suo.

Se io, dunque, venissi a desinare con voi, essendo tutti ornati di virtù et gentilezze, oltre a quello che ciascuno di voi tre qui mi ha rubato, ciascuno di coloro che si trovasse a desinare me ne torrebbe una parte: un’altra me ne torrebbe il sonatore, un’altra colui che ballasse,et così ciascun degli altri n’harebbe la parte sua. Talché io, credendo per rallegrarmi con voi recuperarmi et rinnovarmi, sì come voi diceste, io tutto quanto mi smarrirei et perderei: di sorte che poi, per molti giorni, io non saprei in qual  modo mi fussi”

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Non ricordo il giorno in cui dissi queste cose o forse l’h voluto di proposito rimuovere. Fato sta che se queste non sono le parole esatte che pronunciai ci somigliano parecchio.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti, che d’arte e d’amore visse per tutta la vita e oltre.

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