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Gli affreschi di Pompei

Gli affreschi di Pompei rappresentano una delle testimonianze più straordinarie ed esaustive della pittura romana antica.

Tutt’oggi, a distanza di duemila anni o quasi dalla loro esecuzione, permettono di affacciarsi a una finestra sul passato che racconta per immagini la vita, l’arte e la cultura dell’epoca che precedette la terribile eruzione del Vesuvio risalente al 79 d.C.

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Storia degli Affreschi Pompeiani e i Quattro Stili

La pittura di Pompei abbraccia il periodo che va dalla fine del II secolo a.C. al 79 d.C. e viene tradizionalmente suddivisa in quattro stili, classificati dall’archeologo August Mau nell’Ottocento. I differenti stili mostrano l’evoluzione del gusto dell’epoca ma anche delle raffinatissime tecniche decorative.

Il Primo Stile

Il Primo Stile, detto anche a incrostazione o strutturale va dal II secolo a.C. all’80 a.C. circa. Imita i rivestimenti marmorei policromi e spesso lo stucco viene adoperato per creare effetti tridimensionali.

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Sono di ispirazione ellenistica e le pareti vengono suddivise in fasce orizzontali e verticali che simulano blocchi di marmo di diversi colori. Esempi di questo stile si trovano nella Casa Sannitica di Ercolano e nella Casa del Fauno a Pompei

Il Secondo Stile

Secondo Stile detto anche architettonico o dell’architettura in prospettiva che va dall’80 a.C. al 20 a.C. circa. Viene messa da parte l’imitazione del marmo per creare illusioni prospettiche di architetture e paesaggi.

Le pareti si aprono virtualmente su vedute fantastiche, giardini, o scene mitologiche, dando un senso di profondità e ampiezza agli ambienti. Celebri esempi sono la Villa dei Misteri a Pompei e la Villa di Agrippa Postumo a Boscotrecase.

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Il Terzo Stile

Terzo Stile detto anche ornamentale oppure della parete reale comprende il periodo che va dal 20 a.C. al 50 d.C. circa. Segna un ritorno alla bidimensionalità e a una decorazione più raffinata e delicata.

Le pareti sono spesso monocrome rosse, nere, blu o gialle con al centro piccoli quadretti figurati, spesso scene mitologiche o paesaggi idilliaci, incorniciati da esili elementi architettonici o ornamentali, talvolta ispirati all’arte egizia. Un esempio notevole è la Casa del Bracciale d’Oro.

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Il Quarto Stile

Quarto Stile è detto anche illusionismo prospettico o fantastico e va dal 50 d.C. al 79 d.C.

Si tratta di un’evoluzione dei precedenti, combinando elementi architettonici illusionistici con ampie superfici monocrome e pannelli figurati complessi. Le architetture diventano più fantasiose e articolate mentre le figure umane riacquistano centralità, spesso inserite in scenari dinamici.

La Casa dei Vettii e la Casa di Menandro a Pompei sono eccellenti rappresentazioni di questo stile, con la recente scoperta di un salone nero nella Regio IX che presenta scene della saga troiana

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Tecniche di esecuzione degli affreschi di Pompei

Gli affreschi pompeiani venivano realizzati principalmente con la tecnica a fresco, ma erano integrate anche altre tecniche come la tempera e l’encausto.

La preparazione della parete

Così come nella tecnica dell’affresco comune, anche in quello che veniva realizzato nelle domus di Pompei era fondamentale la preparazione dell’arriccio che consentiva di avere un eccellente durabilità dell’opera realizzata nel corso degli anni.

Per prima cosa si stendeva l’arriccio più grossolano realizzato con calce e sabbia o pozzolana che dava al preparato proprietà migliori riguardo la resistenza e l’idraulicità. Poteva avere uno spessore anche di 9 centimetri e talvolta venivano aggiunti paglia oppure tessuti per mantenerlo umido più a lungo.

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Sullo strato di arriccio, ancora umido, si tracciava il disegno preliminare a carboncino o con una punta incidente.

Sopra l’arriccio veniva successivamente steso un secondo strato più sottile e liscio, composto da calce e sabbia fine, o addirittura polvere di marmo. Questo strato, noto come intonachino, era quello su cui si si dipingeva.

I colori adoperati

La tavolozza dei colori adoperati a buon fresco era assai limitata dalla compatibilità dei pigmenti con l’alcalinità della calce.

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Venivano usati colori minerali come l’ocra per il giallo e il rosso, la terra di Siena, il cinabro per ottenere un rosso vermiglio molto costoso, la malachite per il verde e il blu egizio, ovvero un pigmento artificiale ottenuto riscaldando rame, sabbia e carbonato di calce. Il nero di vite era uno dei pochi neri naturali accettati che non reagivano cambiando colore con la calce.

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La maestria degli artisti romani

Senza dubbio la maestria degli artisti pompeiani fu indiscutibile. I loro dipinti parietali non solo erano molto accurati e spaziavano per un gran numero di temi proposti ma riuscirono a resistere alle elevate temperature causate dall’eruzione del Vesuvio.

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Ancora oggi gli affreschi di Pompei ci permettono di capire molte cose sulla vita che si conduceva all’epoca e aprono le porte a informazioni che altrimenti mai avremmo saputo.

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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The Frescoes of Pompeii

The frescoes of Pompeii represent one of the most extraordinary and comprehensive testimonies of ancient Roman painting. Even today, nearly two thousand years after their creation, they offer a window into the past that visually recounts the life, art, and culture of the era preceding the terrible eruption of Vesuvius in 79 AD.

History of the Pompeii Frescoes and the Four Styles

The painting of Pompeii spans the period from the end of the 2nd century BC to 79 AD and is traditionally divided into four styles, classified by archaeologist August Mau in the 19th century. The different styles demonstrate the evolution of contemporary tastes as well as the highly refined decorative techniques.

The First Style

The First Style, also known as incrustation or structural style, dates from the 2nd century BC to approximately 80 BC. They imitate polychrome marble cladding, and stucco is often used to create three-dimensional effects.

They are of Hellenistic inspiration, and the walls are divided into horizontal and vertical bands that simulate blocks of marble of different colors. Examples of this style are found in the Samnite House in Herculaneum and the House of the Faun in Pompeii.

The Second Style

Second Style (or “architectural” or “architectural perspective”): From about 80 BC to 20 BC. The imitation of marble was abandoned to create perspective illusions of architecture and landscapes. The walls virtually open onto fantastic vistas, gardens, or mythological scenes, giving a sense of depth and spaciousness to the rooms. Famous examples are the Villa of the Mysteries in Pompeii and the Villa of Agrippa Postumus in Boscotrecase.

The Third Style

Third Style (or “ornamental” or “royal wall”): From about 20 BC to 50 AD. This style marks a return to two-dimensionality and a more refined and delicate decoration. The walls are often monochrome (red, black, blue, yellow) with small figurative panels in the center, often mythological scenes or idyllic landscapes, framed by slender architectural or ornamental elements, sometimes inspired by Egyptian art. A notable example is the House of the Golden Bracelet.

The Fourth Style

Fourth Style (or “perspective illusionism” or “fantastic”): From 50 AD to 79 AD. This style is a synthesis and evolution of the previous ones, combining illusionistic architectural elements with large monochrome surfaces and complex figurative panels. The architecture becomes more imaginative and complex, and human figures regain centrality, often inserted into dynamic settings. The House of the Vettii and the House of Menander in Pompeii are excellent representations of this style, along with the recent discovery of a black hall in Regio IX featuring scenes from the Trojan saga.

Fresco Painting Techniques in Pompeii

Pompeii’s frescoes were primarily frescoed, but other techniques, such as tempera and encaustic, were also incorporated.

Preparing the Wall

As with the common fresco technique, the preparation of the arriccio was crucial for the frescoes painted in the domus of Pompeii, ensuring excellent durability over the years.

First, a coarser arriccio was applied, made from lime and sand or pozzolana, which gave the preparation better properties in terms of resistance and hydraulicity. It could be up to 9 centimeters thick, and straw or cloth was sometimes added to keep it moist longer.

The preliminary design was traced on the still-wet arriccio layer with charcoal or an etching pen.

A second, thinner and smoother layer, composed of lime and fine sand, or even marble dust, was then applied over the arriccio. This layer, known as intonachino, was the one on which the paintings were made.

The colors used

The color palette used for buon fresco was severely limited by the compatibility of the pigments with the alkalinity of the lime.

Mineral colors were used, such as ochre for yellow and red, sienna, and cinnabar to obtain a very expensive vermilion, malachite for green, and Egyptian blue, an artificial pigment obtained by heating copper, sand, and lime carbonate. Vine black was one of the few accepted natural blacks that did not react with lime to change color.

The Mastery of Roman Artists

The mastery of Pompeii’s artists was undoubtedly undeniable. Their wall paintings were not only highly accurate and covered a wide range of themes, but also managed to withstand the high temperatures caused by the eruption of Vesuvius. Even today, Pompeii’s frescoes allow us to understand much about life at the time and open the door to information we would otherwise never have known.

For now, yours truly, Michelangelo Buonarroti bids you farewell and invites you to join him in future posts and on social media.

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1 commento »

  1. Grazie per i dettagli sulla tecnica di esecuzione, sinora sono giunte fino a noi opere di grande prestigio e chissà quante ancora da svelare. Trovo che la caratteristica di questi affreschi sia proprio la particolarità dei colori, pochi ma unici che descrivono con risalto delicato scene di grande tenerezza dove la natura si rivela parte integrante delle vite che vi abitavano

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