La facciata della Basilica di Santa Croce
La Basilica di Santa Croce mostra a fedeli, visitatori e a chi passa di lì per caso, la facciata che tutti conosciamo solo dalla seconda metà dell’Ottocento.
La storia della facciata di Santa Croce
La famiglia Quaratesi nel Quattrocento volentieri avrebbe finanziato la realizzazione della facciata a atto che il proprio stemma fosse posizionato al centro del fronte principale e potesse essere visto da tutti. Avrebbero affidato il prestigioso progetto architettonico al Cronaca.
Fatto sta che i frati francescani non si mostrarono tanto propensi ad accettare la condizione imposta dai Quaratesi e loro di contro, impiegarono i soldi a disposizione per decorare la chiesa francescana di San Salvatore al Monte.
Così Santa Croce rimase a lungo senza facciata. Quella che vediamo oggi né io né altri miei contemporanei ebbero mai modo di vederla. Fu infatti realizzata in tempi relativamente recenti; nel decennio compreso fra il 1853 e il 1863 dall’architetto Niccolò Matas.

Alinari, Fratelli
Per realizzare il progetto si ispirò al duomo di Orvieto e al dumo di Siena: le due grandi cattedrali in stile gotico che fecero scuola in Italia e non solo.
Avete mai notato che nel timpano della facciata c’è la stella di Davide? Questo simbolo non propriamente cristiano volle farlo inserire l’architetto Matas, come riferimento alla sua fede religiosa che professava, quella ebraica.
I costi del cantiere furono in gran parte sostenuti da Sir Francis Joseph Sloane, figlio di un facoltoso banchiere e collezionista scozzese che elargì la somma di 358.168 lire. Papa Pio IX donò alla causa 3.133 lire mentre il re Vittorio Emanuele tirò fuori 3.190 lire.
Le tre lunette della facciata
Fra le opere più belle che decorano oggi la grande facciata di Santa Croce ci sono le tre lunette sopra i portali che raccontano la Leggenda della Vera Croce. Partendo da sinistra si vede il Ritrovamento della Croce di Tito Sarocchi, il Trionfo della Croce di Giovanni Dupré al centro e la Visione di Costantino di Emilio Zocchi sulla porta santa.
Proprio sul sagrato della basilica, dinnanzi al portone principale, fu sepolto l’architetto Matas dopo esser passato a miglior vita.
I marmi adoperati
Per rivestire la facciata, Matas scelse marmi pregiati e serpentino arrivati per l’occasione da tutta la Toscana.
I marmi bianchi provenivano da Carrara e dalla Montagnola Senese mentre i rossi da Monsummano e dalla Garfagnana. Il giallo arrivava direttamente da Siena e i verdi dal Monferrato di Prato e dall’Impruneta
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
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