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Cose di famiglia: quando portai la nipote Francesca nel Monastero di Boldrone

Come se non avessi abbastanza da fare le mie questioni, sempre mi son dovuto far carico delle cose di famiglia. I miei fratelli senza di me parevan perduti e mi chiedevano aiuto anche per sbrigare le cose meno complicate.

Pensate che nel settembre del 1528 mi dovetti pensare al futuro della mi nipote Francesca che si chiamava peraltro come la mi povera mamma.

Era figliola del mi fratello Buonarroto e col su babbo decidemmo di metterla in convento fin tanto che non avesse avuto l’età da marito.

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Al tempo erano poche le donne che potevano disporre delle loro vite come meglio credevano e lei non fu una di queste.

Il monastero di San Giovanni Evangelista di Boldrone si trovava in quella che oggi per l’appunto si chiama via di Boldrone a Firenze, in zona Quarto. Era un monastero femminile di monache benedettine della congregazione camaldolese.

Per mandar lì Francesca, dovetti affrontare diverse spese, alcune particolarmente esose che puntualmente registrai nero su bianco, una dopo l’altra.

“Danari spesi per la figliuola di Buonarroto: soldi octo per un braccio di tela boctana; dua braccia di posta nera per cigniere; uno paio di pianelle e uno paio di scarpecte soldi ventisei; tre braccia di nastro di seta nera soldi octo…”.

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Fui io ad accompagnarla in quel luogo il 15 settembre del 1528.

“Ricordo come oggi, questo dì quindici di sectenbre 1528, ò menata la Francesca mia nipote, figliuola di Buonarroto mio fratello, nel munistero di Boldone in serbanza per tanto che la si mariti. E’ pacti che i’ò avuti col munisterio sono questi: che io dia l’anno a decto munisterio ducati diciocto larghi in tre volte, ogni quattro mesi sei ducati, de’ quali n’ò pagti oggi, questo di decto, una paga, cioè ducati sei in tanti barili, e’ quali ò portato meco colla fanciula e contogli la Badessa che ‘ una cugina carnale di Piero Pecori…”

Oltre ad annotare le cifre che dovevo versare periodicamente al monastero per la nipote, annotai anche tutto quello che dovetti acquistare come ciabattine, lenzuola da mettere nel letto e tanto altro in un minuzioso elenco di cui ve ne riporto giusto uno stralcio per farvi capire quanto fossi scrupoloso nello scrivere qualsiasi cosa.

“E ògli dato a decto munisterio decto dì per decta fanciulla dua paia di lenzuola a tre teli, due tovaglie di sei braccia l’una, octo tovagliolini e quattro canavacci”.

Photo by Maria Orlova on Pexels.com
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Come vedete non avevo certo la necessità di avvalermi della collaborazione di uno di quei professionisti che oggi conoscete come ragioniere.

Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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