La Cappella degli Scrovegni raccontata dalla Frugoni
Il libro che vi propongo oggi “L’affare migliore di Enrico. Giotto e la Cappella Scrovegni” è un volume molto interessante, dettagliato e approfondito scritto dalla compianta storica specialista del Medioevo Chiara Frugoni.
Un testo necessario per aiutare a sfatare qualche mito di troppo che aleggia soprattutto sul perché Enrico Scrovegni volle investire un’enorme quantità di denaro per far edificare prima e poi decorare da Giotto la meravigliosa chiesa padovana.
Il libro si apre con il racconto della storia della Cappella degli Scrovegni, che fu salvata per una serie di coincidenze che hanno del miracoloso.
Una storia non così nota al grande pubblico ma che vale la pena conoscere e approfondire. Costruita sull’area dell’anfiteatro romano, ha un’architettura semplice se paragonata alla grandiosità degli affreschi di Giotto che custodisce al suo interno.
Quel blu lapislazzuli così intenso entra per gli occhi e arriva al cuore. Ci si perde nell’osservare tutte quelle scene affrescate, gli atteggiamenti dei personaggi e soprattutto l’espressività dei loro volti tipica del grande Giotto.
Alzando gli occhi verso la volta si ci trova al di sotto di un firmamento trapuntato con oltre 700 stelle d’oro. In quel cielo mi pare di rivedere quello che Pier Matteo d’Amelia anni dopo avrebbe affrescato sul soffitto della volta della Cappella Sistina.
Ma a cosa mirava Enrico Scrovegni quando a circa trent’anni iniziò a far edificare la “parva ecclesia”? E’ questa la domanda che si pone Chiara Frugoni all’inizio del volume e che nelle oltre 500 pagine a seguire prova a rispondere con dati, fatti, racconti e iconologia.
In quella fase della sua vita Scrovegni era già un influente banchiere e un influente uomo politico e attraverso gli splendidi affreschi di Giotto voleva mantenere un rapporto costante con la città proponendosi come un grandioso mecenate, rimettendo le ricchezze guadagnate in circolo sottoforma di un dono spirituale lasciato a tutti i padovani: la Cappella Scrovegni per l’appunto.
Se oggi ancora il nome di quell’importante banchiere è così noto e celebrato è proprio grazie al suo mecenatismo.
Dante volle porre fra i dannati dell’Inferno Rainaldo Scrovegni, babbo di Enrico, tacciandolo di essere un feroce usuraio.
A lungo questa condanna letteraria ha portato in troppi a pensare che quella cappella fosse stata costruita da Enrico per espiare così le colpe del padre ma Chiara Frugoni, attraverso un’attentissima indagine ben documentata come è abituata a fare, capovolge tale interpretazione che purtroppo ancora oggi viene accolta da troppi.
Il libro “L’affare migliore di Enrico. Giotto e la Cappella Scrovegni” è uno di quello che non può mancare nella vostra personale biblioteca artistico-storica. Lo trovate QUA.
Per il momento il vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.

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