Sgarbi e la candela sul Manetti rubato: dipinta da Frongia su sua richiesta
Tutti i nodi vengono al pettine si suol dire e questa volta, a districare i crini, è stata la Procura di Macerata che ha terminato le indagini sull’opera rubata del Manetti.
Il pittore Lino Frongia ha dichiarato senza mezzi termini che “Sgarbi mi chiese di aggiungere al Manetti una candela”.
L’inchiesta giornalistica, poi divenuta giudiziaria, è stata condotta da Report assieme al Fatto Quotidiano.
Frongia dunque è colui che materialmente ha messo mano sulla tela dopo il restauro eseguito a Bologna da Mingardi per dipingerci sopra una candela che inducesse a pensare che l’opera non fosse il Manetti rubato ma un diverso lavoro dell’artista seicentesco.
Il pittore, secondo quanto dichiarato ai microfono di Report, propose a Sgarbi di aggiungere un cane invece della torcia visto che sulla tela già ne compariva un altro.
“Perché aggiungiamo un altro cane?” chiedono i giornalisti Thomas Mackinson e Manuele Bonaccorsi
“Perché a quel punto ero il libero di fare quel che volevo”, risponde Frongia
“Nel momento in cui lei mette una candela, non pensa stia falsificando un’opera del Seicento?”
“E no si può fare perché tutti i restauratori lo fanno tutti i giorni aggiungendo o rifacendo una cosa che non c’è più” conclude Frongia come se tutti i restauratori si dedicassero a dipingere cose a loro piacimento sopra le opere. Beh, il restauro non funziona esattamente in questo modo ma l’artista lo sa bene nonostante ciò che afferma.

Il pittore emiliano amico di Sgarbi, noto per essere un abile copista, ha dichiarato anche ai magistrati di Macerata che l’allora sottosegretario alla cultura gli chiese di aggiungere una torcia in alto a sinistra nella ‘Cattura di San Pietro’ di Rutilio Manetti, opera che il critico sosteneva fosse sua ma risulta rubata nel 2013 al Castello di Buriasco.
In precedenza Sgarbi aveva invece dichiarato di aver trovato l’opera nella Villa Maidalchina acquistata dalla madre nel 2001 già con la torcia dipinta.
Il pittore Lino Frongia che al momento non compare tra gli indagati dalla Procura di Macerata, è però indagato in Francia per questioni diverse ma affini: la magistratura lo accusa di essere un falsario di opere d’arte.
La perizia sulla tela eseguita dagli esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro lascia pochi dubbi.
“Per quanto concerne eventuali modifiche o aggiunte all’impianto pittorico originario – si legge sul documento tecnico riportato dal Fatto Quotidiani – è stato possibile dimostrare che nella parte superiore sinistra del dipinto sono stati realizzati con pigmenti di produzione industriale nuovi elementi: la fiaccola accesa, il chiarore intorno a essa e le stesure che definiscono il contorno della colonna.
La radiografia ha messo in evidenza una serie di danni di minore entità che si ritiene siano stati originati da un improprio maneggiamento della tela arrotolata”
E’ stato rinvenuto anche il tubetto di tempera a olio white cremnitz da 250 ml che fu comprato nel colorificio storico “Poggi” in via del Gesù, a due passi dal Collegio Romano dove Vittorio Sgarbi era sottosegretario di Stato alla Cultura. Si tratta del carbonato di piombo e olio di lino della Michael Harding, adoperato per dipingere la luce della torcia sul Manetti.
Sgarbi al momento è imputato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e rischia una condanna che va dai 4 ai 12 anni di carcere.
E il dipinto di Manetti che fu esposto a Lucca alla ex Cavallerizza nel 2021 “I pittori della luce”, mostra curata da Vittorio Sgarbi? Quella era la copia in altissima definizione fatta realizzare da Sgarbi al G-Lab di Correggio.
In tutto questo delirio dove ad essere coinvolto è quello che allora era sottosegretario di Stato alla Cultura, il governo al momento non ha pronunciato nemmeno mezza parola.
Nella puntata di Report che andrà in onda domenica 27 ottobre su RaiTre, verrà proposto un servizio sulla questione da cui emergono nuovi dettagli.
Per il momento il sempre vostro Michelangelo Buonarroti vi saluta dandovi appuntamento ai prossimi post e sui social.
Sgarbi and the candle on the stolen Manetti: painted by Frongia at his request
It’s a saying that all knots come home to roost, and this time, it was the Macerata Public Prosecutor’s Office that unraveled the knot, having completed the investigation into the stolen work by Manetti.
The painter Lino Frongia stated bluntly that “Sgarbi asked me to add a candle to the Manetti”.
The journalistic investigation, which later became a judicial one, was conducted by Report together with Fatto Quotidiano.
Frongia is therefore the one who physically put his hand on the canvas after the restoration carried out in Bologna by Mingardi to paint a candle on it that would lead people to think that the work was not the stolen Manetti but a different work by the seventeenth-century artist.
The painter, according to what he declared to Report’s microphone, suggested to Sgarbi to add a dog instead of the torch since another one already appeared on the canvas.
“Why do we add another dog?” journalists Thomas Mackinson and Manuele Bonaccorsi ask
“Because at that point I was free to do what I wanted,” Frongia replies
“When you put a candle in, don’t you think you are falsifying a 17th-century work?”
“And no, you can’t do it because all restorers do it every day, adding or redoing something that is no longer there,” Frongia concludes as if all restorers dedicated themselves to painting things they like over works. Well, restoration doesn’t work exactly like this, but the artist knows it well despite what he claims.
The Emilian painter, friend of Sgarbi, known for being a skilled copyist, also declared to the magistrates of Macerata that the then undersecretary of culture asked him to add a torch to the top left of Rutilio Manetti’s ‘Capture of Saint Peter’, a work that the critic claimed was his but was stolen in 2013 from Buriasco Castle.
Previously, Sgarbi had instead declared that he had found the work in the Villa Maidalchina purchased by his mother in 2001 already with the painted torch.
The painter Lino Frongia who at the moment is not among those investigated by the Macerata Prosecutor’s Office, is however investigated in France for different but similar issues: the judiciary accuses him of being a forger of works of art.
The appraisal of the canvas carried out by the experts of the Central Institute for Restoration leaves little doubt.
“As regards any modifications or additions to the original pictorial layout – we read in the technical document reported by Fatto Quotidiani – it was possible to demonstrate that in the upper left part of the painting new elements were created with industrially produced pigments: the lit torch, the light around it and the layers that define the outline of the column.
The X-ray revealed a series of minor damages that are believed to have been caused by improper handling of the rolled canvas”
The 250 ml tube of white cremnitz oil tempera that was bought in the historic “Poggi” paint shop in via del Gesù, a stone’s throw from the Collegio Romano where Vittorio Sgarbi was Undersecretary of State for Culture, was also found. It is the lead carbonate and linseed oil from Michael Harding, used to paint the torchlight on the Manetti.
Sgarbi is currently accused of money laundering, self-laundering and counterfeiting of works of art and risks a sentence ranging from 4 to 12 years in prison.
And the painting by Manetti that was exhibited in Lucca at the former Cavallerizza in 2021 “The Painters of Light”, an exhibition curated by Vittorio Sgarbi? That was the very high definition copy that Sgarbi had made at the G-Lab in Correggio.
In all this delirium involving the one who was then Undersecretary of State for Culture, the government has not yet uttered a single word.
In the episode of Report that will be broadcast on Sunday 27 October on RaiTre, a report on the issue will be proposed from which new details emerge.
For the moment, yours truly Michelangelo Buonarroti bids you farewell, making an appointment to see you in the next posts and on social media.

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Si può dire almeno che schifo di persone abbiamo a rappresentare e divulgare un patrimonio infinito? Voglio censurare con la parola schifo il mio pensiero assai più colorito che tiene conto anche del fatto che le tali presunte pene molto probabilmente verranno scontate con attenuanti varie e allungati i tempi raggiungeranno la prescrizione. In galera vanno solo i ladri di polli.
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Una roba del genere è più che oscena. Vedremo come andrà a finire e speriamo nel modo in cui si auspica chi ancora ha a cuore la giustizia e l’arte.
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già, spero che dopo la notizia non si insabbi tutto
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ce lo auguriamo, davvero
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