La paura che potessero raggirarmi
Quando s’inizia a diventar vecchi c’è chi si preoccupa per il senno tuo. A me accadde proprio così. A ottantanove anni e mezzo il mi nipote Lionardo mi scrisse una lettera in cui esprimeva tutta la sua preoccupazione in merito al fatto che qualcuno potesse circuirmi.
Non so se tutti quei pensieri che gli frullavano per la testa erano farina del suo sacco o qualcuno li fomentasse nella speranza di raccattar qualcosa. C’è poco da fare… l’eredità lo preoccupava e come e sapeva bene che in ballo c’era parecchia roba.
Sebbene fossi assai in là con gli anni non persi tempo e presi carta e penna per rispondergli per le rime:
Roma, 21 Agosto del 1563
Lionardo, vego per le tua lectere che tu presti fede a certi invidiosi e tr[i]sti che, non possendo maneggiarmi né rubarmi, ti scrivono molte bugie. Sono una brigata di g[h]ioctoni e se’ sì sciocho, che tu presti lor fede de’ casi mia come s’io fussi un pucto.
Levategli dinanzi chome scandolosi, invidiosi e tristamente vissuti. Circa il patir del governo, che tu mi scrivi, e d’altro, quanto al governo ti dico che io non potrei star meglio, né più fedelmente esser in ogni cosa governato e tractato; circa l’esser rubato, di che credo voglia dire, ti dico che ò in casa gente che me ne posso dare pace e fidarmene.
Però actendi a vivere e non pensare a’ casi mia, perché io mi so guardare, bisogniando, e non sono un pucto. Sta’ sano.Di Roma, a dì 21 d’agosto 1563.Michelagniolo.A Lionardo di Buonarrota Simoni in Firenze.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti co’ suoi discorsi e ragionamenti
