Con la nomina a direttore di museo di un avvocato che si occupa di urbanistica, tutti hanno da perdere
Qualche giorno fa, il 5 marzo 2024, Tomaso Montanari, presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori, ha scritto una lettera aperta ad Alessandro Giuli, ministro della cultura ricordando che il consiglio di amministrazione da lui presieduto della fondazione è scaduto il 20 ottobre 2024, cinque mesi fa.
“Ai primi giorni di dicembre – come scrive Tomaso Montanari – era pronto il decreto ministeriale che nominava un nuovo consiglio: il sottoscritto come presidente, e gli altri membri come consiglieri, avevamo già dato il nostro assenso alla nuova nomina, inviando la necessaria documentazione personale“
Da quel momento in poi l’iter di firma del decreto è stato bloccato e nessuno ha dato risposte dal Ministero, nonostante le “ripetute richieste di adempimento pervenute dagli altri soci della Fondazione: la Regione Toscana e il Comune di Sesto Fiorentino”
Dopo la lettera Giuli risponde comunicando la mancata riconferma di Montanari e la decisione di nominare direttore della Fondazione Ginori l’ex sindaco di Rio nell’Elba Marco Corsini.
Quali sono però le competenze di Corsini in ambito di storia dell’arte, nel settore della tutela e divulgazione del patrimonio artistico?
Avvocato al momento in servizio presso l’avvocatura di Stato è “specializzato nella contrattualistica pubblica in genere e dei lavori pubblici in particolare, ha prestato la propria consulenza alla preparazione degli atti di gara per l’affidamento di importanti opere pubbliche ed è autore di una lunga serie di pubblicazioni in materia di lavori pubblici” come si evince dal suo curriculum.
Mi chiedo dunque il perché di questa nomina a sorpresa, dopo mesi in cui si chiedeva al ministro Giuli di rispondere alla Fondazione Ginori. Corsini fino a ieri si occupava di urbanistica e autostrade: c’entra come i cavoli a merenda in un contesto culturale di spessore come il Museo Ginori.
In una nota Montanari precisa:
“La presidenza della Fondazione Ginori è gratuita: puro volontariato a favore di un pezzo meraviglioso, e
sfortunatissimo, del nostro patrimonio culturale. Altrimenti non l’avrei accettata da Franceschini, né tantomeno avrei accettato la conferma per un secondo mandato annunciatami da Giuli.
Poi Giuli ha cambiato idea. Da scrivermi su whatsapp «Oggi sono a casa con la febbre. Firmo domattina
se non ti serve tutto entro oggi», a sparire per mesi: fino a nominare (dopo aver annunciato con atto ufficiale il mio nome alla Regione Toscana) un ex assessore di Alemanno a Roma …
Perché? Perché dopo che FDI ha cacciato Francesco Spano – il capo di gabinetto che Giuli si era scelto
sperando in una minima autonomia -, Giuli è un ministro dimezzato, commissariato, paralizzato. Con un minimo di dignità, e di amore per il patrimonio culturale, avrebbe dovuto dimettersi. Invece obbedisce, ed esegue. Parlando col presidente della Toscana, non si è vergognato di motivare così l’epurazione: «Montanari mi attacca in televisione».
E so che la querela di Lollobrigida contro di me per un mio articolo sulle sue frasi sulla sostituzione etnica, è
stata il drappo rosso per chi controlla Giuli per conto di Palazzo Chigi.
Usano il patrimonio culturale per regolare conti politici, epurare chi dissente, piazzare i propri uomini. Parlano di ‘nazione’, ma del patrimonio della nazione ‘se ne fregano’ (come direbbero loro).
Perché è chiaro che tutto il lavoro fatto in 4 anni, finirà nella pattumiera. Una pura punizione per la Toscana, e per la Sesto Fiorentino fieramente antifascista. Ed è questa la cosa che fa male. Non per me, che riconquisto un po’ di tempo. Ma per quelle opere meravigliose, per le persone che ci lavorano, per un territorio che aspettava a gloria il suo museo.
E che ora sarà nelle mani di uno scelto per fedeltà e che non ha alcuna competenza professionale in storia
dell’arte e governo del patrimonio culturale. È un puro atto squadrista di esercizio del potere per il potere.
Non per fare, ma per togliere. Non per costruire, ma per distruggere. Una violenza assurda, insensata: in cui tutti hanno da perdere. Il ministro la faccia, la nazione un patrimonio. Violenza e vigliaccheria insieme: si chiama fascismo”
Sottoscrivo.
Dalla parte di Montanari e chi ha a cuore la tutela del patrimonio culturale, senza intenderlo esclusivamente come strumento per far cassa.
Vale la pena ricordare che lo statuto della Fondazione Ginori, costituita da Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino prevede che la nomina del presidente venga effettuata dal Ministro della Cultura d’intesa con la Regione Toscana ed il Comune di Sesto.
Come ha scritto anche Montanari nella lettera aperta, nel corso degli ultimi mesi era stata raggiunta un’intesa, più volte confermata dai ministri Gennaro Sangiuliano prima e Alessandro Giuli poi, proprio nome di Tomaso Montanari, che negli ultimi anni aveva curato da vicino tutte le complesse vicende legate alla riapertura del museo, ai finanziamenti ed alla tutela del patrimonio artistico.
“Con assoluta convinzione – afferma il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – ho formalmente espresso nei mesi precedenti e l’ultima volta nel novembre scorso, il mio apprezzamento per l’indicazione di Tomaso Montanari come presidente della Fondazione. Resto sconcertato e deluso dall’assoluta mancanza di rispetto verso tutto l’impegno e il percorso di concertazione istituzionale che aveva portato alla condivisa indicazione del nome di Tomaso Montanari, autore di un eccellente lavoro per il Museo e la Fondazione svolto, tengo a precisarlo, a titolo gratuito e portato avanti per restituire alla Toscana ed all’Europa un patrimonio artistico unico“.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti e i suoi moti di profonda indignazione.

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