Giudizio Universale: il trucco
Quella del 1536 era un’estate afosa quanto questa. Bastava far due passi per sentirsi mancare l’aria e c’era da sudare l’anima camminando per le strade di Roma. Non fu però un’estate di riposo per me… non ebbi modo di prendermi giorni di riposo durante la vita, figuriamoci una stagione intera.
Armato di buone intenzioni mi arrampicai su per i ponteggi e cominciai a metter mano concretametne al Giudizio Universale. Per cinque anni non mi mossi di lì: affrescare centoottanta metri quadrati di superficie con pià di 400 figure non fu impresa da poco.
Chi ha modo di osservare con i propri occhi il Giudizio Universale dal basso, non si rende conto che le figure non hanno la medesima grandezza. Mi spiego meglio. Quelle più in alto sono molto più grandi di quelle poste negli inferi in basso. Gli angeloni che portano in volo gli strumenti della passione sono alte circa due metri e mezzo mentre quelle alla base non superano il metro e mezzo.
Non è una faccenda casuale: un trucco ben consolidato per dare uniformità alle figure, evitando che proprio la prospettiva renda alla vista piccole quelle più lontane dall’osservatore.
Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti con i suoi racconti quotidiani