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La Pietà di Marcialla

Ogni tanto qualcuno si alza dal letto e m’affibbia un’opera. Oggi a quanto pare è una di quelle giornate lì: fatevene una ragione e portate pazienza.

Nella chiesa di Marcialla, frazione del comune di Barberino Val d’Elsa, c’è un affresco con una Pietà che secondo Robert Schoen avrei disegnato e parzialmente dipinto io quando avevo circa una quindicina d’anni.

Sempre secondo quanto ipotizzato da Schoen, avrei vissuto a Marcialla per un breve periodo di ritorno da Bologna e avrei realizzato questo lavoro come ringraziamento per i frati agostiniani che mi avevano accolto.

“La tradizione popolare legata alla convinzione della comunità di Marcialla di ospitare in casa propria un Michelangelo è assoluta corretta . In questo affresco c’è l’anima di Michelangelo, la purezza di un giovane e talentuoso artista che stava affiorando nel quindicesimo secolo, la cui presenza è leggibile in tanti elementi compositivi del dipinto, soprattutto nella ricerca e nell’attenzione alla realizzazione delle parti anatomiche delle figure che costituiscono l’opera. In particolare nella sezione di destra dove è presente uno dei due ladroni che si distingue dal resto della composizione proprio per la resa anatomica”. Questo è quanto dichiarato da Robert Schoen dopo l’ultima analisi fatta sull’affresco.

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Per quale motivo sarei andato a vivere a Marcialla? Su qualche testata giornalistica ho letto che il Magnifico mi cacciò di casa sua e mi rifugiai lì. Beh, questa è un’assurdità: il Magnifico morì nel 1492 e me ne andai da palazzo solo dopo la sua scomparsa.

Sopra l’altare, proprio alla base del dipinto, compare la sigla BMF. Schoen ritiene che possa essere stato Bastiano Mainardi, ovvero il genero di Domenico Ghirlandaio, a portare poi a termine l’affresco.

Non mi dilungo oltre e vi propongo l’affresco incriminato. A me non convince affatto: quella non è la mia tavolozza, i volti non pare proprio abbiano lineamenti ideati da me…ci sono pure le aureole e il Corpo del Cristo viene toccato a mani nude. Osservate il braccio visibile del tale che tiene la croce sulla sinistra: mica è roba mia quella lì. Il Cristo poi privato del collo e altre sproporzioni varie dubito fortemente possano essere opera mia. Se avessi realizzato il cartone o i disegni preparatori, l’esecutore certamente beveva sul lavoro e nemmeno poco.

Le indagini verranno portate avanti. Io mi siedo e sto a guardare mentre vi scervellate ancora un po’. Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti che prima di salutarvi vi fa notare un altro particolare a dir poco surreale: le mani della Vergine. Alla prima occhiata sembra che una mano abbia sei dita, poi guardando meglio si vede che che l’ultimo dito in alto appartiene alla mano sinistra. Le dita son tutte uguali e non si distingue il mignolo dal pollice. Come potrei aver fatto un errore così grossolano e sciocco? Via, siate seri.

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1 commento »

      • la volontà di discernere tra verità e menzogna è ciò che manca in tante realtà, sì chè la gente rimane disorientata in eterno, su varie bufale che riguardano anche questioni legate alla sanità su cui non si dovrebbe scherzare a priori. La colpa è anche dei media che già forniscono le loro baggianate a più non posso per cercare lo scoop e tanti si bevono le notizie farlocche come acqua fresca. Non sarebbe meglio dubitare sempre di tutto e attendere che più fonti siano in accordo con una notizia di una certa portata? Si darebbe alla gente un vero servizio anzichè creare della mala informazione che alimenta solo di torbido le acque della beata ignoranza

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      • Controllare le fonti è fondamentale per capire se un’informazione possa essere attendibile o meno. Si legge un po’ di tutto e talvolta discernere i voli pindarici di qualche giornalista o presunto tale dalla realtà può essere un tantino complicato. Fatto sta che quest’opera qua con me non c’entra nulla: lontana anni luce da me

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