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Ritorno alle cave di Fantiscritti

Stamani c’era un bel soletto e, siccome non avevo voglia di rimanere tutto il giorno chiuso dentro Santa Croce a rimuginare sulle mie carte, sono tornato alle cave di Fantiscritti in quel di Carrara.

Pensate un po’, arrivai per la prima volta a Fantiscritti poco più che ventenne, alla ricerca di un buon blocco per la Pietà Vaticana commissionatami dal cardinale Jean de Bilhères, ambasciatore del re di Francia Carlo VIII presso papa Alessandro VI. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero molta: l’aspetto delle cave è assai cambiato, son cambiati i metodi di estrazione e pure quelli di trasporto.

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Se volete avere idea di come fosse la vita di cava e dei cavatori fino agli anni Sessanta, vi consiglio di visitare l’interessante Cava Museo Fantiscritti. Questo museo a cielo aperto è stato creato da Walter Danesi che per anni si è dedicato a raccogliere materiale di epoche più o meno remote attinente al mondo delle cave e dei cavatori. Walter adesso è anziano e a proseguire la sua importante opera di memoria e divulgazione proseguono i posteri con impegno, gentilezza e professionalità.

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Ogni singolo oggetto ha una storia incredibile alle spalle, una storia fatta di eroi del quotidiano, forza, tenacia e di quel coraggio che ha solo chi non alternative fra il morir di stenti e il cercare di non morir di fatica.

Si fa fatica a non emozionarsi davanti a certi oggetti che raccontano senza parlare la vita di chi per anni li ha adoperati. Mazzuoli usurati, canapi, blocchi tagliati dalla montagna senza alcuno strumento tecnologico, la buccina che suonava prima delle mine, la sirena che annunciava la morte di un cavatore durante il lavoro…

All’interno della Cava Museo Fantiscritti è stata ricreata una casa che poteva essere benissimo quella di qualsiasi cavatore. Al suo interno ci sono gli arredi del tempo e tutti quegli oggetti indispensabili per lavorare, cucinare e dormire.

Custoditi in una teca di vetro i gioielli più preziosi: un paio di scarponi chiodati. Consumati fino all’inverosimile, aggiustati alla meno peggio con del filo di ferro e bucati in ogni dove. Walter, omonimo del nonno che ha creato pezzo dopo pezzo il museo, m’ha raccontato che per comprare un paio di scarponi nuovi serviva la paga di quindici giorni di lavoro, né più né meno. Il povero cavatore, povero di soldi ma ricco di spirito, preferì andare a lavorare fino all’ultimo con quegli scarponi rattoppati: i soldi gli servivano per far studiare i figli, non c’era nemmeno una lira in più da spendere. Ecco, oggi entrambi i figlioli son laureati e non è cosa da poco.

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Se avete occasione di venire in Toscana non perdete l’occasione di visitare questo importante museo: vi emozionerete. Cliccate qua per collegarvi direttamente al sito Cave Museo Fantiscritti di Carrara.

Per chi desidera prenotare un soggiorno nella città per poi avventurarsi alla scoperta delle cave, lo può fare prenotando qui il pernottamento.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti che stamani era in trasferta. Ah, un’ultima cosa: su Youtube trovate un bel video girato presso la Cava Museo Fantiscritti: cliccate qui

1 commento »

  1. davvero interessante il video sulla cava. Un mestiere durissimo e usurante ma indispensabile se si pensa alle meraviglie ricavate da quei blocchi.Se capiterò da quelle parti il museo sicuramente sarà compreso nel programma. Grazie molte dei tuoi preziosi consigli anche in trasferta.

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